I portieri di oggi escono poco e male: limiti individuali o conseguenze del calcio moderno?
I dubbi sulle capacità di uscita di Meret sui palloni alti sono interrogativi che si adattano ad altri portieri
Nelle ultime settimane, in generale da quando è iniziata la stagione, tra i tifosi del Napoli si è aperto il dubbio sulle capacità di Meret: spesso al centro di critiche eccessive e ingiustificate, non è stato aiutato da alcuni errori grossolani commessi (il gol del 3-2 della sfida di Madrid ne è un esempio). A ciò, si è aggiunta anche l’esasperazione di una caratteristica spesso evidenziata da molti: non esce sui palloni alti, anche quelli leggibili. In realtà, nelle nuove generazioni di portieri è difficile trovare estremi difensori che abbiano tempi di uscita giusti e prese sicure. Questa evoluzione potrebbe essere una conseguenza dell’evoluzione del ruolo del portiere, chiamato ormai a essere il primo regista della squadra e ad affinare la tecnica di piede quasi più di quella richiesta tra i pali. Meret ha spesso mostrato limiti nelle uscite alte e, a volte, anche in quelle basse, al netto, però, di un miglioramento nell’impostazione dal basso. Si può notare che negli ultimi anni sono aumentati notevolmente i gol segnati nell’area piccola di porta, che vedeva i portieri farla da padrone senza alcuna possibilità per gli attaccanti, se non anticiparne i movimenti e gli interventi. A ciò si aggiunge la scelta di molti allenatori di favorire giocate in area che limitano l’area di competenza del portiere, rendendo più rischiosa un’uscita bassa: ammassando giocatori nell’area avversaria, è difficile per l’estremo difensore vedere bene la palla e valutare le possibilità di intervento. Si può dire, quindi, che il calcio moderno ha limitato lo spazio di manovra dei portieri portando ad allenare maggiormente le capacità di impostazione con i piedi, ma anche i riflessi per respingere palloni destinati in porta e partiti dall’area piccola. Alcune critiche a Meret, di fronte anche a errori palesi, sono giustificate, altre sono figlie, in parte, dei cambiamenti del calcio.
di Simona Ianuale