La Gazzetta dello Sport ha analizzato il match tra Napoli e Cagliari:
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Da bambino Victor Osimhen vendeva acqua ai semafori di Lagos per guadagnare qualcosa. In mezzo al traffico è cresciuto trovando la forza per ribellarsi alle difficoltà e scrivere la sua splendida storia. Forse anche per questo ieri, nel traffico dell’area del Cagliari, il centravanti del Napoli non si è scoraggiato inventando la giocata che ha risolto la partita. Mancava poco alla fine e il pareggio, fissato a metà ripresa dalla sua rete e dall’immediata risposta di Pavoletti, sembrava ormai difficile da scardinare.
Su una palla vagante in area Osimhen era circondato da cinque avversari: impensabile che succedesse qualcosa. E invece Victor ha onorato il Pallone d’oro africano appena vinto inventando dal nulla un assist per Kvaratskhelia, che ha segnato regalando a Mazzarri una vittoria fondamentale. La fame di Osimhen, trascinante come l’anno scorso, deve essere un esempio per tutti.
Adesso non è chiaro quale possa essere l’obiettivo stagionale del Napoli, risalito momentaneamente al quarto posto, ma staccato di dieci punti dalla Juve e di undici dall’Inter che giocherà stasera. Meglio non fare calcoli e dare il massimo sempre, come insegna Osimhen. È l’unico modo per non essere condizionati dalla delusione per la falsa partenza e dall’ansia della rimonta: un passo alla volta, considerando che ci sono ancora tante cose da sistemare.
Anche ieri il Napoli non ha entusiasmato e la vittoria è arrivata grazie alle qualità individuali più che alla manovra collettiva. Il Cagliari ha disputato una partita ordinata e attenta e il pareggio avrebbe avuto una sua logica. Ma Osimhen non era d’accordo.
La partita L’incontro è iniziato con mezz’ora di ritardo per consentire l’afflusso del pubblico: i cancelli erano stati aperti in ritardo per qualche danno dovuto al forte vento. Mazzarri, privo di Zielinski, inserisce Cajuste. Ranieri schiera il 4-4-2 con il doppio centravanti: Pavoletti si divide con Petagna il compito di saltare sui palloni da dietro e soprattutto di schermare Lobotka.
Il regista del Napoli, in effetti, fatica a impostare con continuità e allora tocca a Di Lorenzo individuare i corridoi giusti per i suoi compagni dell’attacco. Il capitano è bravo a trovare prima Osimhen, poi Politano e infine Cajuste, ma le tre azioni non generano pericoli. Il Napoli comanda, crea superiorità sulle fasce, ma a centro area la difesa rossoblù è attenta e impedisce conclusioni facili.
L’occasione più grande del primo tempo arriva così su punizione: Politano trova Rrahmani, che si infila tra Dossena e Augello nello schieramento a zona del Cagliari ma colpisce il palo. Anche la squadra di Ranieri è molto pericolosa sugli sviluppi di un calcio piazzato, ma… dei rivali: corner per il Napoli battuto corto, rapida riconquista di Makoumbou che lancia Nandez nella metà campo completamente sguarnita dei campioni d’Italia. Meret è bravissimo a respingere in uscita la conclusione dell’uruguaiano.
La svolta A inizio ripresa Ranieri passa al 3-5-1-1 mandando Oristanio sulle tracce di Lobotka e aggiungendo Obert a Goldaniga e Dossena.
Il Napoli tiene molto il pallone, ma non sfonda e anche Mazzarri cambia modulo (4-2-3-1) inserendo Raspadori al posto del deludente Cajuste. L’inserimento più importante è però quello di Mario Rui, che consente al Napoli di alzare i giri sulla sinistra. Ranieri se ne accorge e per mettere una toppa toglie Nandez e si affida a Zappa. Ma nel giro di pochi secondi Zappa non fa in tempo a piazzarsi e Mario Rui pennella sulla testa di Osimhen il cross del vantaggio.
La parte più difficile, ossia sbloccare la gara, sembra fatta, ma il Napoli quest’anno si complica la vita in un attimo: Luvumbo, entrato da poco, salta Rrahmani e serve Pavoletti che pareggia anticipando Juan Jesus. Per vincere adesso servirebbe un’invenzione e ci pensa Osimhen con la giocata già descritta. Dossena ha sulla testa la palla del pareggio, ma è impreciso e così il Napoli festeggia un successo importante che trasmette un po’ di fiducia e serenità. Dal punto di vista tattico Mazzarri ha tanto lavoro da svolgere. Sul piano delle motivazioni e dell’attaccamento, Osimhen ha tracciato la strada: basta seguirlo.