Approfondimento “Il Napoli è lo stato d’animo della città”: il problema non era solo Garcia

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NON SOLO GARCIA – Il peccato mortale applicato al calcio si manifesta quando una squadra tecnicamente superiore all’altra non riesce ad approfittarne. A Torino, il Napoli si è macchiato di tale viltà, concretizzata nell’occasione marchiana del georgiano, lontano parente di quello ammirato la scorsa stagione. Ormai siamo davanti alla prova provata di uno stato fisico precario, di giocatori mentalmente appagati e lontani dagli standard conosciuti da tifosi e critica. La stagione volge più sul nero che sull’azzurro, Garcia ha prodotto il deficit fisico che inchioda i partenopei in ogni ripresa, gli sono state attribuite colpe anche non sue, sulla stessa falsariga di Meret, quando il male che attanaglia l’ambiente ha una genesi che nasce da gennaio, ha attraversato la stagione della gloria imperitura e segue l’annata della triste realtà. Di anni ne abbiamo attesi 33 e sono bastati poco meno di tre mesi per scucire quel triangolo tanto agognato. Errori sul mercato, prestazioni individuali insufficienti ed ora?

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CHE PECCATO – Torino rappresenta la sintesi del momento attuale, una base tecnica enorme ma uno stato psico-fisico precario; un primo tempo che aspettava solo l’attimo vincente per depositare la palla in rete, invece prima Kvara e poi il capitano, sprecano due occasioni enormi, aggiungiamo un tiro di Politano a fil di palo e si può comprendere come la stagione sembra aver imboccato una strada a senso unico, senza via d’uscita. La ripresa ha prodotto l’ennesimo crollo, le gambe non reggono ne il peso del singolo e ne il peso delle sconfitte; un Napoli più presente a se stesso, avrebbe giocato fino alla fine, rendendo la vita ai piemontesi più difficile, arroccati in difesa di un minimo vantaggio senza particolari affanni. Siamo passati dallo 0-1 di Raspadori all’1-0 di F. Gatti in pochi mesi mesi, per meriti bianconeri ma ampi demeriti partenopei.

ED ORA? –  Ci vorrebbe del tempo ma la stagione è nel pieno della sua attività e trovarne un po’ per riannodare i fili con il passato, diventa un compito arduo. Tre sconfitte consecutive, due in campionato, non depongono in favore degli azzurri, ma ora bisogna aggrapparsi al primo tempo, senza deprimersi oltre misura. I momenti negativi vengono a chiunque, occorre non disunirsi e “lavorare” sulla testa e sulla condizione fisica, senza trascurare nulla, come sarebbe opportuno eliminare gli ultimi alibi, come quelli contrattuali, che possono distrarre. Ora serve  compattarsi attorno a Mazzarri perché la stagione pur lanciando segnali negativi, è ancora recuperabile per i classici obiettivi stagionali.

LA CITTA’ – Non si può pensare che la città gongoli, i tifosi per antonomasia sono umorali, ma in questo momento anche a giusta ragione. Criticare oltre misura non porterebbe a nulla di positivo, da campioni non si diventa brocchi nel giro di tre mesi. Le stagioni sono diverse tra loro, vincere in determinati ambienti può generare anche andamenti diversi nel corso del tempo ma l’ambiente compatto, non può che aiutare chi oggi è in netta difficoltà, per non disperdere un patrimonio calcistico importante. Se quest’anno tutto sembra negativo non vuol dire che non si possa svoltare ma soprattutto non è detto che da quest’anno non si possano gettare le basi per la prossima annata, quella di un eventuale riscatto. In fondo siamo eterni romantici passionali, finchè rotola un pallone abbiamo il cuore ricolmo di speranza.

 

A cura di Domenico Rusciano.

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