Spalletti cuore azzurro: «Da oggi divento napoletano e non vedo l’ora di leggere di altri successi del Napoli»
Era uno sciamano con la pozione giusta per tutti. E non ha perso l’incantesimo: «Da oggi divento napoletano e non vedo l’ora di leggere di altri successi del Napoli». La distanza siderale tra quei due mondi che si sono allontanati dopo lo scudetto, sembra essersi colmata. Forse, non proprio azzerata. Ma qualcosa si è sciolto, nel gelo dei primi tempi dopo l’addio tra De Laurentiis e Spalletti. In fondo, non è mai facile gestire, nella vita come nello sport, una separazione, un divorzio. Luciano Spalletti è da un lato e Aurelio De Laurentiis resta al di qua del muro. Ma il patron azzurro ci prova di continuo a rompere la tensione, a mostrarsi sorridente e sereno, ricordandosi dei bei giorni passati, della cavalcata magica, dei tempi beati e così lontani: «Lui è come pochi, ha modellato un gruppo stupendo, è riuscito ad amalgamare il prima e il dopo, nell’estate in cui avevamo rivoluzionato la squadra togliendole sei beniamini», dice il presidente del Napoli. Spalletti si attende il grande gesto: la rinuncia ai due milioni di euro da parte del Napoli perché sta guidando l’Italia. De Laurentiis ci sta pensando. A modo suo, il patron il tentativo di abbattere la cortina di ferro continua a farla. E ci proverà anche questa mattina, perché ha accettato l’invito del Comune di Napoli e sarà ospite della sala dei Baroni per la cittadinanza onoraria di Luciano Spalletti (che a lui, invece, non è mai stata data). Ma dall’altra parte il ct non va mai oltre qualche smorfia, qualche sorrisetto beffardo. Cosa che abbiamo, qui, imparato a conoscere bene. Quando sale sul palco, Spalletti trova la straordinaria Geppi Cucciari a metterlo in difficoltà assai più di Inzaghi, Mourinho o Allegri nell’ultimo campionato. E lui resta come ingessato. Gli occhi sono due fessurine, gli angoli all’ingiù, la mestizia che affiora. La prima volta a Napoli dopo sei mesi. «Non ho mai parlato di anno sabbatico. A Napoli è facilissimo vincere: quando si ha il supporto della passione di una città come Napoli tutto diventa facile. Questa vittoria ha fatto esplodere la città di gioia che non vinceva da 33 anni. Ma anche io non avevo vinto nulla. Quando vado in giro per Napoli e mi riconoscono sono io che non vedo l’ora di abbracciarli». Era andato via attorno al 10 giugno, con la corona in testa. Ce l’ha ancora. Nessuno lo ha spodestato dal trono. Ieri gli Awards della Gazzetta dello Sport (presente anche Urbano Cairo), oggi la cittadinanza onoraria a tempo di record: prima di lui, nel calcio, solo Maradona e Pesaola. È stato lo sciamano per mesi, Luciano Spalletti: ha ipnotizzato tutti. Oggi, nella sala dei Baroni, capirà l’amore (eterno) che ha ancora la città per lui. «Io non litigo mai con nessuno, gli altri litigano con me e poi io accuso il colpo. Mi deformo in base a chi incontro. Ma accetto chi vuole tornare a essere mio amico dopo avermi perso per un po’. Chi è il mio amico più grande? Di Lorenzo». De Laurentiis ha pranzato con Spalletti a bordo della Msc Fantasia, ospite di Leonardo Massa, Managing Director di Msc Crociere, con il sindaco Manfredi e l’assessore Armato. Il sindaco e De Laurentiis hanno parlato a lungo. E finalmente è stata superata la crisi dei giorni scorsi. E davanti a tutti tende la mano al primo cittadini: «È un sindaco illuminato, intelligente e trasparente». Si vedranno nei prossimi giorni, per parlare dello stadio. Ma non solo. De Laurentiis spiega ancora: «I napoletani vogliono vincere lo scudetto ogni anno ma la loro vera vittoria è essere napoletani. L’estate dello scudetto è quella in cui tutti erano contro di me, c’erano le scritte A16».
Sale Di Lorenzo. Non resiste: «Mister, venga da noi».
Spalletti non si fa pregare. «La festa scudetto è ancora dentro di me», dice la bandiera del Napoli.
E Lucianone ripete: «Te voglio bene assaje, mio capitano». È una sfilata di stelle sulla Msc Fantasia, moderna ed elegante nave della flotta di Msc Crociere. Sfilano anche Fabio Cannavaro, Gianmarco Tamberi, Sofia Raffaeli, Ambra Sabatini, Massimiliano Rosolino, Giuseppe Marotta e Filippo Volandri.
Fonte: Il Mattino