ADL polemico: «Devono darmi lo stadio per renderlo uno dei più belli e funzionali, pronto a rifarlo ma lo juventino… »
|È tutta colpa del Bernabeu, di quella astronave che rapisce, dell’effetto magico che s’avverte girellando intorno alla Ciudad Deportiva, dell’imponenza di quella Cattedrale che si erge nel cuore di Madrid e fa barcollare chiunque arrivi da queste parti. È l’atmosfera che riempie, fa vacillare, ingigantisce i desideri – pure quelli che sono divenuti cavallo di battaglia ventennale sfiancatosi da solo – e trasforma una vigilia di calcio in una specie di comizio che Aurelio De Laurentiis allestisce su Prime: «Se lo juventino Manfredi riuscirà a darmi lo stadio, prometto che nel giro di un anno lo faccio diventare il più bello d’Italia». Arieccolo, il tormento: costruirsi una casa che sia accogliente, possibilmente rinnovandosi quella che è stata appena rimessa a posto con i soldi delle Universiadi; oppure no, emigrare, contando sugli appoggi giusti. «E se invece i consiglieri comunali odiano il Napoli, possiamo farne uno o a Caserta o a Pompei. Il presidente della Regione sta dalla mia parte ed è stato l’unico a mettere un po’ a posto lo stadio. Gli impianti sono al primo posto assoluto, perché devono essere dei luoghi utilizzabili ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana».
PRECEDENTE. Proprio un mese De Laurentiis era andato a chiedere la vendita dello stadio e in quell’occasione il sindaco gli aveva ribadito che si tratta di un bene indisponibile e che su questo è sovrano il Consiglio comunale che rappresenta l’intera città.
IMPIANTI E DECRETI. La politica nel pallone, quando ancora Real Madrid-Napoli non è iniziata, diventa la variabile che riempie la vigilia d’una gara che a De Laurentiis fa sempre un certo effetto: nel 2017, dopo il 3-1, se la prese con Sarri; e stavolta, ancor prima che si cominci orienta se stesso e i propri pensieri verso Piazza Municipio e il Palazzo di Città. Però c’è anche altro, assai lateralmente, c’è quel tempo buttato via con Garcia («abbiamo avuto qualche inciampo, come nella vita capita, ma io sono contentissimo della squadra e da qui a dire che non siamo più quelli dello scudetto ce ne passa») e c’è una vetrina così gigantesca che induce AdL a tornare su se stesso:
«Vediamo se i grandi gestori del calcio, che hanno la grande responsabilità di affossare questo universo, riescono invece a renderlo più moderno ed efficace e meno prolisso per i giovanissimi che non ce la fanno più a seguire un modello superato e vecchio. E speriamo che i politici non eliminino il decreto crescita, se no tutta questa europeizzazione va a finire».
Fonte: Cds