Kolasinac (Atalanta) in Esclusiva a Gazzetta: «Svolta col Napoli? Lo sapremo soltanto più avanti»

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Sead Kolasinac, difensore dell’Atalanta, che sabato affronterà il Napoli del neo allenatore Walter Mazzarri, al Gewiss Stadium di Bergamo, ha parlato a La Gazzetta dello Sport.

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Un paio di mesi, «e parlerò l’italiano per come lo capisco già, cioé bene». A quel punto, a Sead Kolasinac non mancherà più nulla per essere l’acquisto perfetto di questa Atalanta. Perché è già un bel pezzo avanti.

La scorsa estate lo promise al telefono a Luca Percassi: «Il 6 luglio faccio le visite e firmo per l’Atalanta». Ma a se stesso cosa aveva promesso?

«Di spingere il mio fisico e il mio gioco al massimo: testa e corpo al top. E se prometto, stai sicuro che faccio quello che dico. Dunque ero sicuro anch’io».

Lo abbiamo pensato tutti, da quando è arrivato: come se lei fosse all’Atalanta da anni.

«E’ stata anche la mia sensazione: essere qui da tempo, sentirmi a casa. Accolto. Aiutato molto, dentro e fuori dal campo, ad essere quello che si vede».

Si aspettava di fare così bene subito?

«Sarei bugiardo se non dicessi sì. Non mi piace dirlo, ma ho 30 anni: sapevo di poter aiutare questa squadra con la mia esperienza. Ma è reciproco: io ho bisogno che gli altri aiutino me».

Si accorge di avere una faccia diversa dal solito, più cattiva, quando entra in campo? Un duello sembra la cosa più bella che le può capitare in partita.

«Già da bambino, giocare a calcio per me significava una cosa: far capire agli avversari che ero in campo per vincere. Ma mia moglie, mia figlia, i miei cani sanno quanto sono rilassato fuori dal campo: è quello che mi dà energia per il calcio».

Ma la faccia cattiva aiuta?

«Aiuta me: io non entro in campo per spaventare. Amo il fair play, ma il calcio è un gioco duro: se do l’impressione di essere cattivo mi spiace, ma è solo adrenalina. E voglia di vincere».

Sente di essere uno che dà sicurezza?

«Soprattutto ai giovani, il sapere di avere un leader in squadra dà forza, “protezione”. Ma non sono l’unico con una personalità forte: l’Atalanta ha un buon equilibro fra giocatori d’esperienza e altri che hanno più bisogno di essere trainati».

In cosa si sente cresciuto, dopo questi mesi?

«La preparazione estiva, molto dura, mi ha insegnato a non accettare di essere stanco. E ho imparato molto a livello tattico».

Raramente Gasperini è stato conquistato così in fretta da un giocatore, come da lei.

«Diciamo che allenarmi a 30 anni è stato un vantaggio anche per lui. Non sono lo stesso Kola di dieci anni fa: ho visto molte cose, leggo meglio le situazioni. Finora ho giocato tanto, ma sono importanti anche le cose che dici prima di una partita che non giochi, il sostegno che dai dalla panchina: anche questo credo sia stato un buon modo di ripagare la sua fiducia».

«Gasperini è tatticamente incredibile»: cosa intende?

«Già prima di giocare, ti dice quello che succederà in campo e cosa fare, ti offre sempre due o tre scenari per leggere meglio le situazioni. E poi succede esattamente ciò che ti aveva spiegato».

Avete 20 punti: classifica corretta o vi manca qualcosa?

«Corretta o no, conta poco: sono quelli che abbiamo. Lasciare per strada certi punti ci ha fatto arrabbiare, ma quando perdi, impari. Soprattutto a non rifare gli stessi errori».

Emirates, Vélodrome: lei ha giocato in stadi da 60.000 spettatori: riesce a trovare speciale l’atmosfera del Gewiss?

«E’ un posto molto speciale. E ogni tanto penso a come sarà quando sarà pronto, anche con l’altra curva. L’energia che trasmette quella gente è di tutta la città: la sentiamo molto».

L’Atalanta di Gasperini spesso ha una partita svolta, e da lì vola: può essere quella con il Napoli campione d’Italia?

«Ogni partita può essere la svolta. Ma quale, o quali, sono state decisive, lo sai a fine stagione».

Da difensore: l’attacco del Napoli è uno dei più forti del campionato?

«Lo dicono i numeri. Tutta la squadra ha qualità, però molta è concentrata lì davanti».

Da difensore esterno: come si ferma Kvara?

«Bella domanda… Difendendo compatti: giuste letture nei duelli individuali e senza lasciargli spazi, perché ti fa male. Ma se difendiamo insieme è dura farci gol».

Stavolta niente nazionale: infortunio alle spalle?

«In questi dieci giorni ho lavorato bene, da solo e con la squadra: sono ottimista, conto di esserci».

Cosa la colpisce di Scalvini?

«La maturità dei suoi 19 anni. Legge bene il gioco, sa cosa fare con la palla, difendere uno contro uno, come usare il fisico in marcatura: è bello averlo accanto in difesa. Ma anzitutto è un bravo ragazzo, anche umile: se non perde questo carattere, avrà una grandissima carriera».

 

Fonte: Gazzetta

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