L’INTERVISTA – Nino D’Angelo a Gazzetta: “Nessuna scintilla fra Garcia e gli azzurri. Confido nella scelta che farà il mio presidente”

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Nino D’Angelo, cantautore partenopeo, ambasciatore della musica napoletana nel mondo, e grande tifoso del Napoli, ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ovviamente soffermandosi sull’argomento del giorno, la disfatta del Napoli domenica contro l’Empoli, ed il conseguente “quasi” esonero di Garcia.

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«questo Napoli era un’orchestra e adesso invece ci sono soltanto solisti che finiscono per stonare. Eravamo abituati ad ammirare una grande squadra, che ci ha reso orgogliosi sui campi di tutta Europa. Ora noi tifosi siamo spiazzati, increduli».
Domenica ha visto la partita?
«Sì, e dispiace dirlo ma mi sono proprio annoiato. Una squadra spenta, confusa, davvero irriconoscibile. Penso a quello che era Lobotka e cosa è diventato. Il più brutto Napoli degli ultimi anni. Mi ha impressionato l’involuzione di Kvaratskhelia. Fosse arrivato quest’anno, giocando così, non avrei mai pensato potesse diventare il campione che invece abbiamo ammirato già nella stagione scorsa».
Di chi la colpa?
«Non voglio trovare capri espiatori. Ma credo che fra squadra e allenatore nessuno si sia mai innamorato. La scintilla non è scattata. Io resto un tifoso e dunque sarò sempre legatissimo a questi giocatori che ci hanno regalato un grande scudetto. Evidentemente non si sono capiti con Garcia, che ha avuto un approccio difficile con l’ambiente. Napoli è una città solare, invece il francese non ha creato empatia. Vedevo le sue conferenze e non capivo».
De Laurentiis fa bene a cambiare?
«Aurelio lo conosco da una vita ed è capace di qualsiasi cosa. Ricordo quando mi propose di girare il film “Tifosi” e io risposi: “nemmeno se prendi Maradona”. Lui lo ingaggiò e il film lo abbiamo fatto. E allora io confido nella scelta che farà il mio presidente. Con Garcia magari avrà sbagliato valutazione, ma so che se sta riflettendo a fondo su Tudor, è perché vuole essere sicuro che sia l’uomo giusto per rilanciare il Napoli».
Preoccupato?
«Io penso che una squadra così forte alla fine possa riprendersi, anche se non ricordavamo più da tempo di essere a dieci punti dalla vetta. La società ha bisogno di arrivare in zona Champions e credo ce la farà, però una cosa mi preoccupa…».
Cosa?
«Domenica lo stadio era pieno di gente ed entusiasmo, che si è spento in fretta. Per la prima volta non ho sentito il coro “i campioni dell’Italia siamo noi”. E questo non è un bel segnale. Finora il Maradona si è riempito e serve che la squadra riaccenda in fretta quella passione che a Napoli è qualcosa di unico e trascinante».
Il tifoso D’Angelo ha un cruccio particolare.
«Sì. Il Napoli era fortissimo non solo per i singoli calciatori, ma perché metteva in mostra il gioco più bello d’Europa. Lo ha detto anche un certo Pep Guardiola. Era una scacchiera perfetta, sulla quale i “pezzi” si muovevano in perfetto sincronismo. Dove è finito tutto questo?».
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