Parla come giochi: e per chi avesse avuto dubbi – bah! – tra Berlino (volée di sinistro, anticipando il difensore), il Milan (punizione con il giro) e Salerno, stavolta di destro, sferzando il vento) Giacomo Raspadori dopo aver esibito la grammatica del calcio s’è spinto oltre.
«Qui nessuno è il vice di nessuno. Il Napoli è una squadra con giocatori forti con la testa sulle spalle»
uno così, o lo iscrivi di diritto al Master sul calciatore (e pure il genero) perfetto o gli consegni la maglia e pure i sogni. Nel vocabolario di Giacomo Raspadori, ch’è pieno di sostantivi e anche aggettivi, non dev’esserci la parola banalità: non riesce a segnare gol facili, non ha neanche voglia di perdersi nelle sciocchezze del blablabla d’una vigilia di platino, perché la Champions è gloria ma anche danaro.
«Vogliamo vincere tutte le partite, se la mentalità e la voglia sono queste allora possiamo farlo».
Quello che pareva fosse un falso nueve è un uomo fatto e finito già a 23 anni, ha lo sguardo fiero, una personalità sgargiante e una dialettica che potrebbe servirgli per distrarre o disorientare i centrali difensivi di mezzo mondo: «Partita difficile: l’Union ha difficoltà e noi dobbiamo cercare di iniziare con tanta intensità, dobbiamo metterli sotto da subito».
È la strategia di un giovanotto che sa come guardarsi intorno, che se ne è stato all’ombra di Osimhen ed ha aspettato sempre – un anno fa e adesso – che arrivasse il momento giusto per uscire da quella penombra e prendersi la scena tutta per sé: «Abbiamo fatto più punti in trasferta che in casa ma il Maradona non può essere un problema, semmai un privilegio».
Fonte: CdS