La Champions League è stasera ma in realtà è ovunque, nei pensieri della gente, nell’obiettivo di Rudi Garcia («arrivare tra le prime quattro»), nei desideri di una società che sa reggersi attraverso la propria politica finanziaria e che per starsene serenamente laddove è stata in grado di proiettarsi ha comunque necessità di approvvigionarsi attraverso questo calcio generoso e però anche costoso. La Champions è contro l’Union Berlino, ovvio, ma pure con l’Empoli e poi, a seguire, con l’Atalanta, l’Inter e la Juventus, perché tra un anno – in questa forma di gigantismo in cui il calcio di ritrova – la Storia si arricchirà di altro. La Champions che verrà diventerà altro, un Mondo luccicante nel quale perdersi, una cascata di euro che aiuta a starsene benissimo – e ci mancherebbe – un campionato a parte con tutti quei benefit. Ci sono quattro posti, che possono diventare cinque, ci saranno più partite, dunque più incassi (che diventeranno persino un dettaglio), ci saranno ripartizioni su un montepremi che lieviterà e finirà per ingolosire, perché sui conti correnti di ogni società, finiranno – più o meno – trentacinque milioni di euro in più, che costituiranno energia alternativa per essere competitivi, che permetteranno ai bilanci di respirare e ai club di progettare con maggior consistenza economico-finanziaria. Fonte: CdS