Conference – Garcia: “NOI DIVERSI DA SPALLETTI. Questa volta siamo noi che vogliamo battere il Milan”

«Siamo i primi per possesso, tiri e angoli: la strada è quella giusta »

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A pensarci bene, ne sono successe di cose negli ultimi venti anni: e su quella panchina, a ripensarci meglio, non si stava poi così male, tranne rari ed eccezionali casi. Edy Reja si sedette in serie C, nel 2005, si rialzò nel 2009; Mazzarri, che arrivò nel 2010, salutò nel 2013 dopo aver vinto una Coppa Italia ed essere arrivato due volte in Champions; Benitez, nel biennio, si prese una Coppa Italia e una Supercoppa; e qui nacque il Sarrismo, una corrente “filosofica” contemporanea; e Carlo Ancelotti – Ancelotti – l’ha scelta, ci ha provato l’emozione di scoprire Napoli; alla quale Luciano Spalletti, in un capolavoro d’arte moderna, ha regalato uno scudetto, a 33 anni di distanza da Diego. Ma i tempi cambiano, nel calcio basta un rimbalzo, e Rudi Garcia, in una vigilia assai speciale come può esserla l’attesa per Napoli-Milan, con quell’espressione un po’ distratta, forse travolto dai propri pensieri, è il ritratto d’una felicità perduta. «E’ importante battere il Milan e spero che quando giocheremo bene sia più facile vincere le partite». Per raccontare la sua Napoli-Milan, a Rudi Garcia bastano 14 minuti e nella conferenza stampa più ermetica che si ricordi, c’è una prudenza pure dialettica che tradisce le emozioni di un uomo consapevole di doversi inventare altro per uscire dagli equivoci e da un’atmosfera soffocante dopo tre mesi sostanzialmente opachi. «Mi sembra più logico soffermarsi sulla nostra tredicesima gara stagionale: la giochiamo in casa, contro una diretta concorrente e se ci prendiamo questi tre punti, diamo ulteriore consistenza alla classifica, migliorandola».

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Diversita’. Una volta, si chiamava fattore campo, e riempiva con il blablabla della retorica contenitori vuoti con il dodicesimo uomo: poi il calcio ha abbattuto la retorica, ha spostato i propri confini, ed è passata la “paura”. Al Napoli è successo di smarrirsi due volte al Maradona, con la Lazio e con la Fiorentina, e di sistemare le proprie tende altrove, in trasferta: ma vincere – come a Verona e a Berlino – può anche non bastare per strapparsi un sorriso dall’anima e stare meglio, perché intanto l’estetica, sgomitando, è diventata un elemento distintivo. «E’ andata meglio fuori casa e bisogna migliorare nel nostro stadio. L’anno scorso il Milan ha messo in difficoltà il Napoli e se mi chiedete come affrontarlo, rispondo con ironia: sono partite diverse, tra squadre diverse. Ma siamo pronti, se loro hanno la catena di sinistra di assoluto valore, noi non siamo da meno con la nostra». 

APRITE QUELLA PORTA. Napoli-Milan non è una partita “normale”, lo raccontano quei favolosi anni ‘80 – dei quali è piena la Storia – e pure gli accadimenti più recenti, gli scudetti dell’una e dell’altra nell’ultimo biennio, persino quelle vibrazioni che s’avvertono intorno a Garcia e anche a Pioli, compressi entrambi in stati d’animo che si somigliano. «Restiamo primi in possesso, in tiri e in calci d’angolo. Dobbiamo prendere di più la porta avversaria ma mi pare che questo Napoli sia sulla buona strada. I ragazzi hanno fame, sono contento del loro atteggiamento e delle risposte che hanno offerto a Verona e a Berlino. Sono fiducioso, mi aspetto tanto da Kvara e da Politano, i nostri esterni». Pure per il Paradiso serviranno i badge.   Fonte: CdS

 

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