La moglie del Cholito alla Gazzetta: “La mia sitcom dà voce alle donne nel calcio. Napoli e Argentina “troppo” simili”
Da “Ladies” a “La diez” è un attimo. Con tanta ironia. Ed è la forza del nuovo progetto di Giulia Coppini, moglie di Giovanni Simeone, protagonista di una social-sitcom sul suo profilo Instagram, che conta 173 mila followers. La Diez è un format divertente, dedicato al mondo del calcio ma con un punto di vista unico e originale: quello della compagna del calciatore. «Ho sempre voluto dare una voce alla parte femminile del calcio, quella che non è mai stata raccontata – confessa Giulia -. L’obiettivo della sitcom è parlare di noi, far vedere il nostro punto di vista. E di come il mondo di mio marito influenza la vita di noi mogli…».
Quando nasce l’idea?
«Studio recitazione e durante una Masterclass con Gabriele Muccino dovevamo scrivere dei soggetti: ho scritto talmente tante cose che poi con un amico abbiamo deciso di provare a rendere un progetto social. Questa serie è autoprodotta, ispirata a ciò che vivo nel mio quotidiano: diciamo che nelle sei puntate sono state riprodotte situazioni vissute nella realtà, qualcuna amplificata ma qualcuna anche un po’ contenuta per la verità».
E cosa c’è dopo il progetto “La Diez”.
«Diciamo che questa vuole essere una presentazione di un progetto più sostanzioso, ambizioso, che abbia una storia vera, che racconti periodi particolari che si vivono accanto ai calciatori. Magari tenendo dentro sempre il format dello sketch e dell’ironia. L’idea artistica c’è già, con Massimiliano Pacifico ci stiamo lavorando».
Tocca pure temi sacri come la scaramanzia.
«Quando siamo arrivati a Napoli, siamo stati ospiti in un hotel pieno di “cornetti” e ci hanno spiegato che crederci è da stupidi, ma non crederci è sbagliato… E infatti ora ne abbiamo diversi anche a casa. Nel calcio la scaramanzia la fa da padrona, io l’ho imparato piano piano anche grazie a mia suocera, che ne ha viste tantissime nella vita, prima con Diego e ora con Giovanni. C’è anche lei nella serie: per me è l’immagine dell’esperienza di questa dimensione, nessuna più di lei può raccontare come si vive in una famiglia di calciatori».
E Giovanni era d’accordo con il progetto?
«Sì, certo. Mi ha sempre spronata a fare ciò che desideravo e qui a Napoli ho trovato la dimensione e lo spazio giusto per raccontare come ho trovato la mia strada accanto a lui».
Sabato si torna a Verona. Partita speciale per lei e Giovanni.
«Abbiamo amato tantissimo Verona, città stupenda e belle persone. E amavamo lo spogliatoio, i compagni e le loro famiglie. C’era un gruppo fantastico, proprio come quello che abbiamo ritrovato poi qui a Napoli. Qui stiamo da dio, ci sentiamo davvero a casa».
Napoli è un po’ Argentina, non trova?
«Ma che un po’, sembra di starci sul serio. Lo ha detto anche Diego, il papà di Giovanni, quando è venuto a trovarci la prima volta. C’è una somiglianza incredibile tra i colori, i profumi, la passione e il calore delle persone. E anche per questo ho dedicato una puntata ai due mondi uniti, parlando di caffè e mate, due simboli iconici di Napoli e Argentina».
Gio primo argentino a vincere lo scudetto a Napoli dopo Maradona: dica la verità, quanto orgoglio c’è?
«Tantissimo, qui Maradona è una divinità. Non si può spiegare cosa abbiamo vissuto, l’emozione, la commozione. Sembrava di vivere in un film: un’incredibile cavalcata in attesa del gran finale. È stato un premio per la squadra e per la città, ma pure per Gio, per tutti i sacrifici che ha fatto in carriera. E una gioia immensa per noi compagne innamorate».
V. D’Angelo (Gazzetta)