Altra giornata al centro sportivo per Adl. Pranzo a due e i saluti: «Io sto con voi»
Hanno chiuso (virtualmente) i cancelli e dopo aver lasciato quella scia di salsedine alle proprie spalle hanno dato un’occhiata all’orizzonte, hanno respirato, inspirato e poi si sono rilassati. «Ci vediamo la prossima settimana. Ma io sto con voi». Il week-end più turbolento che Aurelio De Laurentiis non pensava neanche lontanamente, almeno a giugno, di dover attraversare, inizia dalla fine d’un tormento esistenziale, dalla pace dopo le tempeste scatenate da due mesi torridi, da scelte infelici, da frasi ad effetto specialissimo che ora volano via, nella brezzolina di Castel Volturno, l’isolotto calcistico che non c’è: però almeno se n’è andato un tempo, quello del chiacchiericcio (anche) selvaggio e ognuno può starsene un po’ in pace con se stesso, chi ha sistemare i propri pensieri a casa, chi a riparare a Nizza, chi a riflettere.
SI PRANZA. Giovedì al Konami Training Center e poi anche il venerdì mattina, perché se c’è un alito di vento – o la bufera – un presidente di un’azienda dal fatturato di circa quattrocento milioni di euro, annessi emozionali e connessi, mica può starsene a “pettinar le bambole”: a Castel Volturno è il momento del congedo, sono talmente in pochi (una quindicina, comunque più del solito) che ha un senso assai relativo per Garcia continuare, meglio staccare la spina, dare un pizzico di (apparente) gioiosità ai “superstiti”, aspettare che poi tornino i Nazionali e spiegar loro cosa andrà fatto, come farlo, possibilmente lucidamente. De Laurentiis arriva all’ora del caffé, accoglie il Napoli, se ne sta un po’ con Garcia a bordo campo, rientra tra palestra e spogliatoio, incrocia qualche “saggio” che ha avuto problemi muscolari, accenna a un dialogo, invoca l’unità di intenti, sparge fiducia, ricorda che loro «sono quelli dello scudetto», abbraccia suo figlio Edo, il vicepresidente, poi Antonio Sinicropi, genero e club manager; e quando arrivano Mauro Meluso, il direttore sportivo, e Micheli, il capo dello scouting, attrezza un briefing che si trasforma in un veloce pranzo di lavoro a due, per impegni dei manager, tra presidente e allenatore. Il calendario è ovunque, dà scadenze e urgenze, però stavolta conviene starsene ai margini delle preoccupazioni, affrontandole di striscio, simulando magari anche la normalità, aspettandosela.
Domande classiche per stemperare la tensione e per cercare di costruirsi un clima favorevole, che produca qualcosa, mica solo la noia, mica quest’ansia collettiva che si avverte dall’-1-3 della Fiorentina. Poi, il resto, si sa, apparterrà al campo: il Napoli è ormai in vacanza, si è allenato per tre giorni, poca roba considerati gli infortuni (Juan Jesus ha fatto un po’ con il gruppo e un po’ da solo; Gollini si è unito ai compagni e dunque va considerato abile) e sul Verona si concentrerà poi. Perché queste sono preoccupazioni che spettano soprattutto all’allenatore, per ruolo e non esclusivamente per contratto.
CALMA. S’erano già detti tanto, quasi tutto, e Adl e Garcia hanno sistemato nel menù di giornata altro, togliendoci il pepe dei giorni scorsi: dopodomani si riparte, martedì il Napoli comincerà a rientrare dal suo tour nel Mondo (Zielinski, Kvara e Ostigard, per iniziare) e poi il 19, a due giorni dal “Bentegodi”, allenamento al completo, probabilmente con De Laurentiis di nuovo lì. Perché Verona non sia fatal. È già successo (anche al Napoli…).
Fonte: CdS