Il primo dato che emerge dalla sconfitta contro la Fiorentina è la totale incapacità del Napoli di reagire adeguatamente ad una situazione di svantaggio: il copione si è ripetuto puntuale anche ieri sera contro la squadra di Italiano, certificando la mancanza di personalità degli azzurri che, dopo otto giornate, hanno 14 punti, 7 in meno del Milan capolista e sono reduci dal secondo scontro diretto fallito in casa dopo quello contro la Lazio alla terza giornata: un passaggio a vuoto non di poco conto perché, superati i malumori iniziali, erano riusciti a riscattarsi con le fondamentali vittorie su Udinese e Lecce, tenendo testa anche al Real Madrid nonostante la sconfitta. Dall’altro lato, meriti ad una Fiorentina ottimamente disposta in campo dal suo allenatore – ora comprendiamo i motivi per i quali era annotato sulla famosa lista di De Laurentiis fra i possibili sostituti di Spalletti – ed in grado di dettare i ritmi di gioco per l’intera gara. I viola hanno solo il blando demerito di rimettere in partita gli azzurri poco prima dell’intervallo, quando un’incomprensione fra Parisi e Terracciano in area provoca il rigore del pareggio di Osimhen dopo l’iniziale vantaggio di Brekalo (con Meret non certamente esente da qualche colpa). La verità è che gli azzurri ad inizio ripresa avrebbero potuto anche trovare il gol del vantaggio se solo il bomber nigeriano non avesse sprecato un contropiede a tu per tu col portiere viola, bravo a sventrare la minaccia. Dopo un palo di Ikonè, la Fiorentina colpisce con Bonaventura (quinto gol agli azzurri, record personale) e a tempo ormai scaduto con Nico Gonzalez. Nel mezzo pochissimi sprazzi di Napoli, se non una conclusione alta di Simeone, con gli azzurri ancora una volta imbrigliati e neppure agevolati dalle sostituzioni di Garcia. A proposito di cambi, l’uscita di Politano per Cajuste è stata accompagnata da un gesto di stizza dell’attaccante verso la panchina, non una novità in quest’inizio di stagione dopo Kvaratskhelia e Osimhen e segno a tutti gli effetti di chiare incomprensioni nelle dinamiche del rapporto fra tecnico e squadra, un problema che va risolto al più presto per non inficiare ulteriormente il cammino di una rosa partita con ben altre ambizioni e che ora si ritrova per forza di cose a dover battagliare con le due romane, l’Atalanta e la stessa Fiorentina per un posto in Champions, obiettivo minimo di squadra e società e quest’anno più che mai di vitale importanza anche per gli introiti derivanti dalla partecipazione, oltre alla super Champions, al nuovo Mondiale per Club allargato che prenderà il via nel 2025. Ieri è finita tra i fischi del pubblico all’indirizzo della squadra e in particolare di Rudi Garcia, forse non abbastanza sicuro di essere ancora l’allenatore del Napoli al rientro dalla sosta il 21 ottobre a Verona.
Riccardo Cerino