A MENTE FREDDA (RUBRICA)- Tutte le curiosità su Lecce-Napoli
Approfondimento su Lecce-Napoli
Il Lecce guidato da mister D’Aversa nelle prime tra gare casalinghe della stagione aveva raccolto altrettante vittorie.
Si è giocata ieri pomeriggio allo stadio “Via del Mare” la gara tra il Lecce e il Napoli, valida per l’anticipo della settima giornata del campionato di serie A. Dopo le quattro reti rifilate all’Udinese (CLICCA QUI), i partenopei ne segnano altre quattro ai salentini, dominando per novantacinque minuti.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- Il depositario della verità: tanti giornalisti (soprattutto del Nord) hanno criticato le prime prestazioni della stagione di Anguissa e Lobotka. E questo ci può stare perchè effettivamente soprattutto il camerunese non ha brillato particolarmente. Ma c’è un giornalista in particolare che ha provato a raccontare quanto i due fossero mediocri e scadenti prima dell’arrivo di Spalletti all’ombra del Vesuvio. Un taglio netto nei giudizi e un ridimensionamento pari quasi a quello che ha avuto Sky una volta persi i diritti del campionato di serie A. E guarda caso quando parliamo di valori, appena la piattaforma di Murdoch stava affondando lo stesso giornalista, ricordando il peggior capitan Schettino, ha deciso di salpare a Mediaset. Insomma mancava solo l’inchino, ma quello di solito viene riservato esclusivamente a chi indossa le strisce…
- I confetti: forse a Lecce è finalmente sbocciato in maniera definitiva l’amore tra il tecnico e la città (i motivi proveremo a spiegarli più avanti). E come per tutti gli sposi davanti all’altare, in questo matrimonio non potevano mancare i confetti a sugellare il sacro rito. In particolare i due testimoni speciali sono stati Zielinski, con una punizione disegnata e pensata proprio per la testa di Ostigard al quarto d’ora del primo tempo, e Kvaratskhelia, con una pennellata a inizio della ripresa per l’altra “capocciata” di Osimhen. Due cioccolatini di straordinaria bellezza e sempre troppo sottovalutati dai media nazionali.
- Io speriamo che me la cavo: qualche partita fa avevo richiesto l’esonero di Garcia. Partiamo dalla premessa che avendo la fede azzurra è bello accertarsi di aver sbagliato (la strada presa sembra quella giusta) e alzare la mano. Però viste le accuse social subite (ORA HAI CAMBIATO IDEA), mi piacerebbe citare il famoso film di Lina Wertmüller quando il ragazzino Raffaele si rivolge a Paolo Villaggio dicendo “Maestro siete cambiato voi!“. Già perchè dopo il dialogo col gruppo, il tecnico Garcia si è dimostrato molto intelligente abbandonando alcune idee e accettando le richieste dei senatori di tornare a giocare tatticamente come lo scorso anno. Un chiarimento che è stato raccontato da Kvaratskhelia dopo Udine e che è certamente un merito dell’allenatore (come dicevamo l’intelligenza di saper cambiare) e lascia ben sperare per il futuro.
- L’amore per il gruppo: abbiamo trovato tante differenze tra Garcia e Spalletti e in questo momento quasi tutte a favore del C.T. della Nazionale (giusto così anche perchè uno Scudetto non si dimentica facilmente). Però in un aspetto il francese è nettamente superiore, ovvero l’amore reale per il gruppo e la voglia di coinvolgere davvero tutti. Già, perchè mentre Spalletti faceva il paragnosta dicendo di stimare tutti, ma all’atto pratico giocavano sempre undici più Elmas, con Garcia la storia è totalmente diversa. Tra Udinese e Lecce infatti hanno trovato spazio davvero un pò tutti (da Raspadori a Lindstrom, passando per Gaetano e persino Simeone). Un merito grande quanto una casa per ampliare il valore della rosa e dosare le energie dei più forti, sin da subito. La squadra migliora e l’emergenza in difesa ci restituisce due difensori che crescono in fiducia e convinzione. La speranza è che, rispettando e stimando il turnover, però si siano ristabilite le giuste gerarchie sui centrali con Juan Jesus a ricoprire (tra l’altro egregiamente) il ruolo di quarto.
Articolo a cura di Marco Lepore
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