In esclusiva B. Giordano ai microfoni del Cds: “Kvara, sensibilità e carattere da campione, appartiene ai grandissimi di questo mondo”.

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Bruno Giordano, uno scudetto sul petto accanto a Maradona, ha parlato in una lunga intervista al Corriere dello Sport.

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«Quello sembrerebbe un semplice tackle, ma non lo è. Kvara con quell’intervento fa uno stop a seguire perché si aggiusta il pallone per fare ciò che aveva immaginato un istante prima».

«D’altronde Kvara appartiene ai grandissimi di questo mondo».

Lo dipingiamo di nuovo il suo gol?
«Io partirei dallo scavino che è stato fantastico ed era difficile perché emotivamente dopo due pali puoi essere condizionato nel fare una giocata simile. Kvaratskhelia ha confermato di avere la sensibilità e il carattere dei campioni».
Ha reso tutto così semplice, quasi un gioco da ragazzi.
«Invece si tratta di un gesto tecnico complicatissimo perché Silvestri stava intervenendo e Kvara se avesse alzato troppo la palla avrebbe rischiato di perderla col ritorno dei difensori. Ha pennellato tutto alla perfezione calcolando spazio e tempo, ha accompagnato la palla in porta. La preparazione al gol è stata perfetta e lo scavino non è l’unica cosa speciale».
Ah no?
«Se riguardate l’azione noterete che lui quando ruba palla all’avversario non compie un semplice tackle ma, di fatto, crea i presupposti per il suo gol. Il suo è uno stop a seguire, conduce la palla dove serve per il pallonetto, è un gol studiato, calcolato nei centimetri. La sua giocata era l’unica possibile da fare per segnare a porta vuota. Il suo calcio è arte».
Un gol alla Kvaratskhelia.
«In quella rete c’è l’istinto dell’autore che sa sempre cosa fare e la freddezza del campione che non si fa condizionare dalla situazione difficile e dal contesto di riferimento».
Si riferisce alla lunga astinenza da gol?
«Parlo anche dei due pali colpiti che ancora gridano vendetta. Soprattutto il secondo: sarebbe stato un altro gol favoloso nella preparazione al tiro e poi nell’esecuzione con quel destro secco e imparabile. Se sta bene di testa e di fisico, Kvara è uno di quei calciatori che ti regala giocate che difficilmente vedi nel nostro campionato e che in Europa appartengono solo ai grandissimi».
Kvara è tornato?
«Con l’Udinese sì, era lui, quello vero, forte, che tutti conoscono, che si procura un rigore, che vuole il gol e lo ottiene con determinazione. Magari questa rete gli regalerà quella serenità che aveva un po’ smarrito assieme al Napoli e a tutto l’ambiente che ha commesso un errore storico».
Quale?
«Continuare a paragonare questo Napoli a quello di Spalletti come prima lo si paragonava a quello di Maradona. Bisogna giudicare la stagione senza riferimenti al passato perché l’ultima è stata un’annata perfetta che difficilmente si ripete. Ma questa è una squadra che ha qualità per far bene».
Cos’è mancato?
«So cosa servirebbe. Bisogna cominciare a levarsi un po’ l’abito dello scudetto dal petto. Se vuoi mantenerlo, devi dimenticarlo. Devi lavorare più della passata stagione perché riconfermarsi è sempre più difficile. Hai tutti gli occhi puntati addosso, tutti si aspettano grandi cose da te perché hai concluso il campionato conquistando il tricolore. Un discorso che vale per i singoli, vedi Kvara, ma anche per il collettivo. Speriamo che la vittoria contro l’Udinese abbia restituito un po’ di serenità a tutto l’ambiente».
Quella di mercoledì è stata anche la notte di Osimhen.
«Che è un campione e l’ha dimostrato ancora una volta. E poco importa se sbaglia qualche rigore, non cambia la sostanza delle cose. Anche con l’Udinese, nonostante tutto, nonostante la vigilia, è entrato in campo e ha fatto il suo dovere: si è battuto, ha pressato, ha segnato, ha lasciato tirare il rigore a Zielinski. Sono queste partite e questi momenti, poi, che ti permettono di tornare quello che sei sempre stato».
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