Approfondimento – Riccardo Cerino: “Tre mesi dopo è un altro Napoli, ma nonostante tutto ci sono segnali positivi”
Il commento:
Lo 0-0 del Napoli in trasferta contro il Bologna certifica una crisi di gioco e, soprattutto, di risultati, soltanto inimmaginabile un mese fa, quando gli azzurri erano reduci dalle vittorie contro Frosinone e Sassuolo. Successi che, a questo punto, devono intendersi illusori se si guarda al ruolino di marcia nelle successive gare: 1
sconfitta e 2 pareggi in campionato e vittoria di misura per 2-1 a Braga in Champions League. A non convincere è soprattutto il gioco: in queste prime uscite
s’intravvede un’involuzione sul piano tattico che, di fatto, ha reso l’11 di Garcia lontano parente di quello ammirato nell’ultima trionfale annata sotto la guida di Spalletti. Dopo la sconfitta interna contro la Lazio e il pareggio in rimonta nel finale a Genova, passando per la vittoria in Portogallo in maniera del
tutto fortunosa, ecco altri due punti persi per il Napoli. Simboli di questo nuovo ciclo, ma in negativo, Kvaratskhelia e Osimhen, anch’essi lontani dalla migliore condizione: il georgiano è a secco dallo scorso 19 marzo, mentre finora il bomber nigeriano non è arrembante come nel recente passato. I due sono accomunati
anche da un certo nervosismo, palesato nell’ultima settimana con gesti di stizza rivolti alla panchina dopo esser stati sostituiti: a Genova era toccato a Kvara, a Bologna invece è stato il turno di Osimhen, visibilmente infuriato con Garcia poiché avrebbe voluto giocare gli ultimi minuti con due punte in campo e, soprattutto, reo poco prima di aver calciato fuori il rigore della probabile vittoria.
Se a questo ci si aggiunge un fallo di reazione, quasi veemente, di Politano su Lucumì – ammonito nella circostanza – si comprende che gli equilibri all’interno dello spogliatoio sono precari, campanello d’allarme pericoloso a questo punto della stagione dal momento che è ancora possibile riscattarsi. L’unica nota positiva della serata in terra emiliana, da cui ripartire immediatamente, è la solidità a livello difensivo, nonostante le defezioni di Rrahmani e, da ultimo, Juan Jesus: minori sono stati i pericoli corsi contro il Bologna – e l’inserimento da titolare del tanto atteso Natan: una gara ordinata e senza sbavature, la sua. Soltanto aumentando il minutaggio e la condizione potrà crescere e far dimenticare una volta per tutte l’eredità di Kim-Min jae, invocato ancora oggi quando è ormai evidente che la sua cessione non basta a giustificare un inizio sotto le aspettative per chi appena tre mesi fa concludeva trionfalmente una straordinaria annata. Non c’è tempo però per soffermarsi a lungo su questi aspetti: è già il momento di pensare all’impegno infrasettimanale di mercoledì contro l’Udinese al Maradona. Il Napoli è chiamato al pronto riscatto, stavolta si spera quello definitivo, per non perdere ulteriore contatto con le prime posizioni. Attualmente la squadra di Garcia è a quota 8, a meno 7 dall’Inter capolista e a meno 2 dal quarto posto occupato dal duo Juventus/Fiorentina, col piazzamento in Champions – per bocca del tecnico francese – obiettivo primario di squadra e società a maggior ragione in questa fase. Da non sottovalutare i friulani, già in grado di metter paura ai futuri Campioni lo scorso anno (emblematici i minuti finali della gara in casa e del primo tempo di quella che il 4 maggio consegnò il tricolore agli azzurri): la squadra di Sottil, oggi a quota 3 ed ancora a secco di vittorie, è pronta a dare battaglia.
A cura di Riccardo Cerino