A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Marco Negri, ex calciatore, tra le altre, dei Rangers e del Bologna. Di seguito, un estratto dell’intervista.
La propensione al palleggio del Bologna un pericolo per gli azzurri? “E’ una squadra sicuramente scomoda. Molto tecnica, esuberante e propensa al fraseggio. Motta ha trovato un modulo offensivo molto interessante, con Zirkzee che funge da falso nueve. L’olandese, in fase di possesso, partecipa moto alla manovra e può creare problemi al reparto arretrato allungando la difesa. I felsinei hanno dimostrato di non avere, però, cattiveria in area di rigore. Il centravanti deve crescere e non è ancora un uomo da area di rigore. Ho visto la gara di Verona e posso confermare che il Bologna è pericoloso soprattutto nei primi minuti, quando la propensione offensiva li porta a saltare con successo la prima pressione. Il Napoli dovrà essere bravo a non farsi ingolosire dal pallone. I padroni di casa vorranno fare la partita e servirà, dunque, pazienza”
Come vive un numero nove il cambiamento nel modo di interpretare la partita, come sta avvenendo nel Napoli? “Non la si vive ottimamente. Ciò detto, tutto l’ambiente sia aspettava che, con il cambio di allenatore, vi sarebbero state nuove metodologie da oliare. Con il tempo, e con gli allenamenti, tuttavia, la squadra potrà assimilare i nuovi meccanismi. Anche i successi come quelli di Braga, inoltre, possono aiutare in questo percorso. Ogni allenatore ha il proprio modo di interpretare il gioco, anche se Garcia dovrà essere bravo ad integrare le proprie visioni con il passato della squadra. Ad Osimhen starà soltanto mantenere la migliore condizione fisica possibile, il supporto dei compagni arriverà sicuramente in futuro. Anche se il gol è una malattia, per il nigeriano è soltanto una questione di tempo. Ci sono dei momenti in cui la rete arriva più facilmente, ed altre meno. Ma Victor resta un punto di riferimento”
Quanto può aver pesato il cambio metodologico anche nella preparazione atletica? “Sono quei dettagli che lo staff analizzare e vuol migliorare. Garcia, negli scorsi anni, era famoso per non imporre allenamenti durissimi, al fine di vantare maggiore brillantezza nella partita. Il cambio di intensità negli allenamenti serve a poter portare tutti i calciatori a regime, con l’obiettivo di perdere meno punti possibili nel percorso”
Come si superano i momenti di flessione come quello di Kvara? “Con l’allenamento, e con la grande autostima che ne può conseguire. Ci sono dei periodi in cui dieci volte attacchi e dieci volte la palla finisce sul secondo… Il calcio vive di attimi, ma non bisogna perdere la fiducia in sé stessi. Lo scorso anno, inoltre, Kvara era un giocatore da scoprire un po’ per tuti. Oggi, invece, è un avversario che ogni squadra studia a dovere. Diventa, dunque, sempre più complicato. Ciò detto, per giocatori estrosi come il georgiano basta anche soltanto una giocata per potersi riaccendere”