Cosa funziona nel Napoli formato Garcia, quattro i calciatori verso il top
Di Lorenzo, il ritorno di Lobotka sprazzi di Osi e l’energia di Politano
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarselo, perché poi è vero: c’è solo un capitano che fa cinquanta partite senza mai fermarsi; che mica si limita a correre ma segna pure; che, nella burrasca, quelle condizioni meteorologiche mai vissute da un annetto e mezzo in qua, esce palla al piede, petto in fuori e spiega il calcio vista dall’interno di uno spogliatoio. «E basta con queste chiacchiere sulla fame…!». Perché la retorica tanto al chilo, in mancanza d’altro, ha bisogno di scovare cianfrusaglie da mercanteggiare a basso costo e quando Braga-Napoli è finita, dopo essersi fatto una decina di chilometri a velocità sostenuta, Di Lorenzo spalanca lo sportello della memoria e lasciaevaporare il venticello della calunnia. «Qui non siamo sazi di niente». C’è qualcosa che va a velocità supersonica nel Napoli e come sempre, dal 2019 in qua, spacca la corsia di destra e non c’è verso di frenarne né l’istinto, né la generosità: Giovanni Di Lorenzo è fatto così, tutto d’un pezzo, una certezza granitica per evitare che il Napoli si senta accerchiato da se stesso.
RIBALTONE. Perché, volendo sospettare che il bicchiere sia mezzo pieno, il Napoli alla francese è andato sotto a Frosinone e poi l’ha vinta; è stato quasi soffocato dal Genoa ed è riuscito a riafferrarlo per i capelli; e a Braga, dinnanzi al precipizio psicologico, ha avvertito un aiutino dagli dei ed ha potuto respirare. Chi le vuol bene potrà sempre parlare di squadra caratteriale e smetterà pure di cercare il pelo nel “ Lobo ” : perché, ciak, almeno il regista sta tornando, non è ancora quella rielaborazione di Iniesta ma si avvicina a se stesso e quel direttore d’orchestra che sa come starsene sul palco.
LOBO STORY. Con o senza Lobotka non può mai essere la stessa cosa, per didattica e contenuti, per intelligenza naturale (mica quella artificiale) e per illuminazione: è la Storia che lo ha detto un anno fa. Ma altro si scorge tra gli scudetti che brillano al petto: per raccontare Zielinski si potrebbe mostrare a grandi e piccini l’assist di Marassi a Politano, quella giocata da visionario che sa di arte moderna, pardon eterna; Osimhen qualcosa ha dato e, si è visto anche all’ Estadio Municipal di Braga, sta tornando, s’è sentito dall’eco sordo della traversa , una mazzata di quelle dei tempi buoni. Poi ci sta di sbagliare tanto (tantissimo), ma lui è stato lì come un centravanti vero, ha dilapidato ma s’è avvertito, e sta cominciando ad essere un fattore, perché l’assist per Di Lorenzo è una delle materie prime.
A Garcia una bella mano la sta dando Politano, energia alternativa sul solito binario di destro, quello del capitano, uomo di talento e però anche di lotta e di governo, una specie di diplomatico, necessario per darsi un tono, trovare un equilibrio, tagliare nel mezzo o anche no, anche semplicemente uscire dagli equivoci e rimettersi in pace con se stesso. Fonte: CdS