È sempre la somma che fa la differenza e mettendo assieme, come in un collage, il primo tempo con la Lazio, l’ultimo quarto d’ora di Genova e l’avvio, 45 ’ e un po’ di più di Braga, Rudi Garcia riesce persino a strapparsi un sorriso. Ma poi rivedendo il resto, tutto quello che è stato tagliuzzato qua e là, senza mai perdere di vista l’umore – quello buono – sotto la maschera di un uomo terribilmente solo, come lo sono gli allenatori, resta la fotografia di un’onestà intellettuale che anestetizza gli echi. «Vorrei che questa squadra segnasse un pochino in più. E sono sicuro che lo farà. Ma so bene che non tutto è andato perfettamente e in casi del genere ci si può semplicemente affidare al lavoro».
La vittoria è un balsamo da spalmarsi addosso, forse meglio intorno a sé, e nel volo che riporta il Napoli da Braga (virtualmente) verso Bologna, ce ne sono di highlight sui quali perdersi, per invocare la sorte, poi benevola: per un po’, riguardandosi quella partita così pazza da restarci quasi secco, Garcia ha rivisto un pizzico d’ottimismo ed ha intuito che, magari, la svolta è nell’aria o nei fatti, e va sublimata a Bologna, nel suo centesimo giorno da napoletano: «Perché noi abbiamo costruito, abbiamo colpito pali, abbiamo trovato un portiere avversari o che ha fatto un paio di miracoli. Poi, ma questa è la Champions League, qualcosa è cambiato, il Braga ha portato più uomini in avanti».
E il Napoli ha fatto un passo indietro, standosene a domare pericoli scacciati via quando ormai sembrava irrimediabilmente finita: miracolo o anche no, la classifica è un toccasana, lenisce l’amarezza, risistema sul pc le statistiche, che Osimhen brutalmente – all’Uefa, dopo essere stato eletto Mvp della nottata – racchiude assorbendo il pensiero forte del calcio ma anche di Garcia: «Abbiamo avuto davvero molte occasioni e non le abbiamo sfruttate, però alla fine abbiamo vinto ed è quest a la cosa che conta».
Il Napoli di Garcia è bello (e anche bruttino) a metà, sta ancora nella via di mezzo, cerca un’identità, pare «frastornato» tra il suo passato abbagliante e un’idea diversa che rifletta un senso pratico da inseguire pure a Bologna, in questo tour de force itinerante tra speranze e fantasmi che a Braga hanno riempito una serata strana e però almeno statisticamente appagante. Le vittorie hanno il potere magico di invocare pure un pizzico di pazienza.
Fonte: Corriere dello Sport