La Rudi/Conference: «Io sono tranquillo. De Laurentiis? Chiedete a lui se è sereno…»

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A volte va così e dopo trentadue giorni, sarebbero niente dentro una stagione intera, c’è già quell’atmosfera triste che s’avverte quando la festa è finita: hanno portato via gli striscioni (da un po’) e però pure l’anima, diciamo così, pare inquinata, senza più quei sorrisi larghi, quel senso d’allegria che si è avvertita in giro, nell’aria e che la Champions – tre anni dopo – restituisce a Garcia. «È chiaro che non volevamo essere quinti. Ma il campionato è il campionato e la Champions è altro e arriva a proposito: sono solo sei partite, dunque contano di più. Questa è la regina delle competizioni e queste serate sono fatte per i grandi giocatori». E’ complicato farsene una ragione, e non c’è mai una ragione quando l’estasi si trasforma in tormento e però Braga, inutile girarci intorno, sa già di strettoia, d’un vicolo da attraversare, per scoprire se sia cieco oppure conduca di nuovo in orizzonte nuovo per il Napoli. «Noi veniamo qua per vincere, ci veniamo con fiducia. Affrontiamo un’avversaria che ha qualità, alcuni di loro li conosco bene. Però noi abbiamo solo un desiderio, sin da primo minuto. Bisogna mettere tutto in campo».

 

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RUDI E ADL. Come se non bastasse questo clima emotivamente autunnale, non è stata una vigilia normale: il charter che avrebbe dovuto portare il Napoli in Portogallo ha consigliato di ritardare la partenza e il protocollo è slittato pigramente in avanti, con conferenza stampa iniziata alle 21.30 locali, quando in Italia – le 22.30 – si cominciava ad indossare il pigiamino per andarsene a letto, sperando di ritrovarsi dentro ad un sogno mica in un incubo. «Ho chiamato De Laurentiis domenica, lui mi ha telefonato dopo due giorni, non è cambiato niente nel nostro rapporto: io sono sereno e chiedete a lui qual è il suo stato d’animo». 

COSA NON VA. Poi, è chiaro, che è un allenatore sa (quasi) tutto, per intuito e per conoscenze dirette, e Rudi Garcia, in questo suo mese di campionato, tra un’indagine e l’altra qualche indizio l’ha trovato. «Dobbiamo essere più efficaci, perché nelle ultime due gare non siamo stati precisi. E poi dobbiamo essere bravi a non subire: cinque gol sono troppi, vero, ma ci hanno tirato otto volte e ciò mi fa pensare che forse non difendiamo così male. Siamo stati puniti su palle inattive, a Frosinone abbiamo subito un rigore» 

LA FORZA. Ma il passato conta e il Napoli, senza Kim, poi ha i dieci undicesimi dello scudetto, probabilmente sarà a loro che Garcia si affiderà, per riuscire a vivere sensazioni che gli sono sconosciute, perché le vittorie con Frosinone e Sassuolo sono ormai lontane, soffocate dalla sconfitta con la Lazio, da quel pareggio con il Genoa che ha lasciato un retrogusto amarissimo nonostante la rimonta. «Chi inizierà questa partita è importante ma le partite le possono cambiare pure le cinque sostituzioni. Osimhen ha cominciato benissimo, poi si è fermato: spero che ricominci a segnare subito, già con il Braga. Kvara ha avuto piccoli problemi di preparazione, ci ho parlato, deve stare tranquillo, lo voglio così. Ritrovi il piacere e tornerà ad essere decisivo e a fare gol. Natan? È più vicino a entrare in questa squadra, spetto il momento giusto per farlo giocare». 
 
LA REAZIONE. Ora è il momento delle prime verità, di risposte che Garcia si aspetta da se stesso e da una squadra che invece s’è infilata assieme al proprio allenatore in un labirinto. Ci sono stati quattro Napoli, tutti diversi, e in realtà non se n’è mai visto uno che avesse una sua identità, fosse quella fondata sui ricordi più recenti oppure no, ne fosse un’altra, semmai riconducibile a Garcia. «Io non sono deluso, neanche sorpreso. Devo imparare a conoscere la squadra e loro devono conoscere me. Non mi aspettavo la frenata con la Lazio, quando abbiamo giocato il miglior primo tempo della stagione. Ma a Braga chiedo altro: continuità». Un’altra vita.   Fonte: CdS

 

 

 

 

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