Ma all’improvviso è sparito anche Anguissa, il centrocampista che ha cambiato la vita di un settore intero, che è diventato energia pura per Lobotka e pure per Zielinski, che per due anni ha spaccato le linee, ha riequilibrato le distanze, ha consentito di palleggiare in libertà, ha garantito a Di Lorenzo di andare in scioltezza, tanto ci sarebbe stato un amico a pensare alla fase passiva. Anguissa è stato il primo cambio di Marassi per modificare la natura del Napoli, che con Politano per Elmas fondamentalmente era rimasta simile in certi concetti e che con Raspadori per il mediano ha chiesto altro a sé stesso, per esempio il 4-2-3-1.
Ma senza l’eleganza del suo interno, che ha sempre saputo interpretare qualsiasi esigenza, anche la più faticosa.
Mentre a Genova il «vecchio» Anguissa, quello che orientava pure le uscite attaccando le linee, è apparso prigioniero delle difficoltà collettive e la leadership, che gli è appartenuta senza indugi, è evaporata in una terra di nessuno, neanche la sua, nella quale non si avvertono le vibrazioni, le scosse, gli strappi che hanno indirizzato il Napoli.
Fonte: CdS