Artur Jorge (all. Braga) a Gazzetta: “Dicono che siamo una squadra di guerrieri, mi piace. Garcia? Non vedo l’ora di stringergli la mano”
La storia Artur Jorge si racconta attraverso il suo hobby. Quando non scarabocchia sul taccuino degli appunti prende la bici e va in montagna. Dice che la fatica lo rilassa, il che può suonare strano, ma il suo percorso è il manifesto di una salita lenta e vincente. Nel 2010 allenava il Famalicão in quarta divisione, perse la finale playoff per salire in terza contro l’uomo che oggi è diventato il suo assistente. Fino a un paio di stagioni fa guidava l’U23 dello Sporting Braga, «la squadra di una vita per la vita», come svela sorridendo. Domani esordirà in Champions col Napoli, e lo farà nella sua città, coi suoi ragazzi e nel suo stadio, un puntino incastonato nella roccia, senza una curva. «Non sono mai stato così emozionato».
Cos’è per lei il Braga?
«Vita vera. Ho iniziato a giocare a 8 anni e sono rimasto lì per 18 stagioni, dal 1986 al 2004. Braga è il mio punto di riferimento nel mondo. Sognavo di debuttare con questa maglia e ci sono riuscito. Poi mi immaginavo in panchina ed è successo».
I tifosi la chiamano «l’uomo del popolo».
«Perché sono uno di loro. So che in alcuni momenti devo essere lucido, ma a volte l’emozione prende il sopravvento. Qui mi sento come un bambino al Luna Park, anche se ho 50 anni».
A cosa penserà quando sentirà il famoso inno?
«Ai playoff persi con il Famalicão. Era la mia prima esperienza, avevo 38 anni. Molti giocatori di giorno svolgevano un’altra professione. Il giorno in cui perdemmo la finale piangemmo tutti. Quando partirà l’inno io chiuderò gli occhi e mi vedrò di nuovo lì».
Quali sono i suoi modelli?
«Di sicuro Ancelotti. Ho analizzato le partite del suo Milan, ma cito pure Lippi e De Zerbi. Il Brighton gioca da dio, domina…».
È quello che proverà a fare contro il Napoli?
«Siamo ambiziosi. Amo un calcio offensivo e controllare il gioco. L’anno scorso abbiamo segnato più di cento gol in tutte le competizioni, chiudendo il campionato con 78 punti. La miglior stagione del club. Dicono che siamo una squadra di guerrieri, mi piace. Rispecchia la nostra mentalità: testa alta, nessuna paura».
Cosa pensa di Rudi Garcia?
«Innovativo e di spessore. Non vedo l’ora di stringerli la mano».
Chi toglierebbe al Napoli?
«Kvaratskhelia, è imprevedibile. Ma il Napoli non è solo Kvara o Osimhen. Però non sarà facile avere la meglio su di noi».
Da quanto avete la testa sull’esordio in Champions?
«Da tempo. Se giochiamo da Braga…».
Ci sveli un giocatore da tenere d’occhio.
«Potrei dirne vari, ma cito Alvaro Djaló, ala spagnola. Lo conosco dai tempi dell’U19. C’era qualche riserva da parte del club, ma l’ho preso sotto la mia ala e oggi ha cambiato mentalità, modo di allenarsi e di affrontare le partite. È una bella storia di vita».
Un po’ come la sua.
«Prima del Braga ho allenato Tirsense e Limianos, in quarta serie. Sarà una partita da batticuore».
Cosa farà in caso di vittoria?
«Mountain bike. Quando stacco, io e mia moglie scegliamo i boschi».
Fonte: La Gazzetta dello Sport