A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Jolanda De Rienzo, giornalista e conduttrice di Sportitalia. Di seguito, un estratto dell’intervista.
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Cosa è successo al Marassi?
“Abbiamo deciso di aspettare Garcia, e non voglio criticarlo nemmeno dopo una prestazione come quella di Marassi. Tuttavia, l’attesa deve terminare quando un percorso di risultati non porta a concreti ottimismi. Io sono il Napoli, e devo portare risultati soddisfacenti, almeno in vista di un piazzamento Champions. Se due indizi fanno una prova, considerando anche la gara incolore contro la Lazio, che ci aveva lasciato sperare in un cambiamento a Genova che, invece, ci ha portati dalla padella alla brace, allora dobbiamo capire una cosa. Dobbiamo capire se Garcia è il sergente di ferro che può guidare la squadra o un appuntato che sta lì a prendere le denunce. È un tecnico che è uscito dai radar del grande calcio da tanto tempo, con l’avventura in Arabia che non è andata come sperato. Da un grande professionista ti aspetti uno studio del nostro calcio, e dei vari campionati. Le sue dinamiche di gioco sembrano essere un po’ vecchie per il calcio di oggi. Spalletti aveva saputo adattarsi alle innovazioni, migliorandosi nel tempo. Spalletti si sarebbe buttato nel fuoco per i suoi uomini perché, Luciano, aveva saputo prenderli. Il Napoli, invece, non mi pare vicina al tecnico. Una partita si può anche perdere, ma non con l’assenza totale della squadra. Sono campanelli d’allarme importanti…”
Come si risolve una situazione del genere?
“Il Napoli credo che sia vittima di una serie di scelte sbagliate, in cui molti abbiamo fatto finta di non vedere. L’entusiasmo del tricolore ha giocato un ruolo determinante in ciò. Con maggiore attenzione avremmo potuto obiettare a quelle dichiarazioni sulla continuità tra Spalletti e Garcia. Luciano è Luciano, e Rudi è un tecnico diverso. Ci siamo illusi di un percorso di continuità che era impossibile. Se Garcia vorrà sopravvivere dovrà cambiare tutto. Che dia la propria identità alla squadra, e ci faccia capire qual è il suo Napoli. Sinora, tutte le scelte del mister sono state sbagliate. Se caduta dovrà essere, sarà una sua caduta”
Alla fine della partita di sabato, sui social è impazzato il #GarciaOut e, soprattutto, l’immagine di Luciano Spalletti. Il legame viscerale con Luciano può essere un limite per il Napoli di Garcia?
“Questo è umano. Facciamo il caso di Inzaghi e Pioli. Il tecnico rossonero ha dovuto fare i conti, così come Inzaghi, con il malcontento della tifoseria. Pioli non ha raggiunto i risultati sperati, nella scorsa stagione, ma è rimasto alla guida della squadra. Quando non si fa una scelta che convince, tuttavia, si finisce per creare un errore nella comunicazione, con l’ulteriore effetto di destabilizzare la piazza e le aspettative sul progetto. Anche Inzaghi ha le sue colpe. Due anni fa ha perso uno scudetto, così come Spalletti. Poi, però, i percorsi hanno visto una crescita notevole dei due allenatori, nonostante le responsabilità degli insuccessi. Se dagli errori si sa imparare e crescere, allora si può conquistare la fiducia della piazza. Se Pioli non è riuscito ad imparare dai propri, Inzaghi ha dimostrato di saperlo fare. Nel caso di Garcia, lo si può aspettare quanto si vuole, ma se non arrivano risultati… La vera domanda è quale sia il progetto del francese. Lo storico del tecnico ex Roma dimostra che Rudi non vanta una grande media punti. L’emblema è quella dichiarazione per cui, quando non si può vincere, si deve almeno pareggiare. È questa la spiegazione a quel cambio Zerbin-Kvaratskhelia, e ad un calcio italiano che, però, è andato oltre. La nostra è una piazza esigente, ed il tecnico deve dimostrare di saper imparare anche dai fallimenti, dando un’impronta riconoscibile alla squadra”