A.A.A! Identità di gioco cercasi

II Napoli visto ieri sera al Ferraris contro il Genoa, è una squadra senza identità di gioco, senza idee

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II Napoli visto ieri sera al Ferraris contro il Genoa, è una squadra senza idee. Una squadra che non sa come muoversi in campo, ma soprattutto come occuparlo. È irriconoscibile.

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Il gruppo si è mostrato nervoso, scollato, confuso. Senza cattiveria agonistica. Uno spettacolo indecoroso che svuota gli occhi da quella meraviglia ammirata fino al 4 giugno scorso, quando veniva annientato un intero campionato. Rudi Garcia ha completamente annullato e smontato l’impianto e l’identità di gioco che Luciano Spalletti aveva dato alla squadra. I giocatori azzurri, seppur forti, rientrano in quella fascia di calciatori che hanno bisogno di essere inseriti all’interno di un impianto di gioco ben collaudato, per sprigionare al massimo il proprio valore. E l’allenatore sta facendo tutto, tranne che questo.

Adesso sono loro a provare a costruire il gioco con giocate individuali e non viceversa, ovvero il gioco che li ingloba e li costruisce, facendoli sentire importanti. Tempi giusti nel pressing, baricentro alto, inserimenti, gestione dello spazio, precisione nel fraseggio, movimenti, ritmo e idee. È stato azzerato tutto. E la riprova sta in un’azione sviluppata verso il finale di gara, quando Olivera e Kvara si pestano i piedi, mai vista una roba simile la scorsa stagione. Una spia rossa importante si era già accesa nel secondo tempo contro la Lazio. Molto simile ai 76′ minuti visti ieri a Marassi.

 

Garcia e la gestione dei cambi 

 

Sulla gestione dei cambi ci sono da valutare pro e contro nelle scelte dell’allenatore.

Inspiegabile e senza una logica tecnica il cambio finale: fare entrare Zerbin e non Lindstrom per Kvaratskhelia ( stizzito per la sostituzione ). Con tutto il bene che si può volere al giovane ragazzo rimasto in rosa per scelta dell’allenatore stesso, l’esterno danese è stato pagato più di 20 milioni di euro e non può restare in panchina per tutta la durata della partita. Per di più quando avevi recuperato una gara giocata male e potevi addirittura vincerla con un guizzo importante dal fondo. Un cambio azzeccato è stato quello di Cajuste, semplicemente perchè il ragazzo si è mostrato volenteroso di recuperare il risultato, entrando e partecipando ad entrambe le azioni da gol.

Ma ci sono anche altre cose sotto la lente d’ingrandimento, e che vanno analizzate: come Elmas schierato da ala destra ( ruolo improprio per un jolly che tutto può fare forse tranne che occupare quella zona di campo ), Osimhen impreciso che gira nel deserto, un assetto difensivo non all’altezza e Natan che conta ancora zero minuti in gare ufficiali. Oltre a un centrocampo depotenziato, lo stesso che faceva la differenza la scorsa stagione. La teoria di Garcia su Lobotka, ripetuta già due volte in conferenza, è ampiamente condivisibile. Ovvero: “Non dobbiamo avere soltanto una fonte primaria di gioco ma tante, devono essere tutti bravi a far partire l’azione. Perchè se l’avversario ti blocca la tua fonte primaria, vai in difficoltà”.

Concetti giusti nella teoria, meno nella pratica. È tangibile il cambio della costruzione dal basso, il Napoli con Di Lorenzo adesso va direttamente su Osimhen, saltando Lobotka che si sbraccia al centro libero da marcature. Un conto è variare il gioco, un altro è annullare il centrocampista più importante in termini di regia. Anche qui, c’è molto da lavorare. Così come c’è da lavorare su Anguissa, fuori dal gioco e lontano dalla forma fisica e mentale migliore.

Le perle di Raspadori e Politano  ( anche loro subentrati a gara in corso ) salvano solo per metà il risultato finale, ma non la faccia da una prestazione nettamente insufficiente. La reazione è arrivata grazie a due colpi di tecnica individuale che non bastano a nascondere la scarsa attitudine a creare gioco. Se da un lato si intravedono nubi sull’operato della nuova gestione tecnica, dall’altro può confortare il fatto che siamo solo alla quarta giornata di campionato. I tifosi adesso attendono una reazione, la stessa che non c’è stata ieri: il Napoli al momento non ha una identità di gioco, e quindi non è una squadra. Garcia ha poco tempo a disposizione per dimostrare il contrario. Serviranno empatia e comunicazione all’interno dello spogliatoio.

Ora testa al Braga in Champions, c’è tanto da lavorare.

 

A cura di Simone Di Maro

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