L’azionista del Genoa compra anche l’Everton: accordo per acquisire il 94% del club inglese

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Con l’acquisto dell’Everton, anche il fondo di private equity 777 Partners (già proprietario del Genoa) compie un passo importante verso la costruzione di una struttura multiproprietaria. L’azionista del Grifone possiede anche lo Standard Liegi oltre ad avere mantenuto quote di minoranza del Siviglia e del Melbourne Victory in Australia.

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Il fondo americano ha annunciato ieri l’accordo per acquisire il 94,1% dell’Everton dal miliardario anglo-iraniano Farhad Moshiri per 685 milioni di euro. Non è stata certo una grande avventura per Moshiri che aveva acquistato il 49,9% del secondo club di Liverpool nel 2016 per poi incrementarne la quota l’anno scorso avendo investito nel complesso 750 milioni non interamente recuperati mentre i Toffees (il soprannome dell’Everton) hanno vissuto stagioni deludenti nonostante gli sforzi.
Nell’ultima stagione, la salvezza è arrivata all’ultima giornata. Ora toccherà a 777 Partners rilanciarne le ambizioni: una sfida impegnativa, considerate le recenti prestazioni finanziarie dell’Everton: oltre mezzo miliardo di perdite in cinque anni e un dossier aperto in Premier per presunte violazioni delle regole di gestione finanziaria.

 

La multiproprietà nel calcio non è un fenomeno recente. Esplose in Europa quando Red Bull creò, di fatto, il Lipsia nel 2009 mentre già controllava il Salisburgo. Tollerato dall’Uefa con una certa riluttanza a usare il pugno duro, il caso austro-tedesco finì per sdoganare la creazione di strutture multiproprietarie che sono oggi la nuova tendenza del calcio mondiale. Pensiamo al Qatar che – oltre al Psg – controlla i portoghesi del Braga ma sembra in procinto di acquistare Santos e Malaga.
L’investitore americano John Textor controlla Lione, Crystal Palace, Botafogo e Molenbeek ma caso ancora più eclatante è City Investment Group con partecipazioni in 9 club di tutto il mondo, oltre alla nave ammiraglia Manchester City e al Palermo. RedBird possedeva il Tolosa (che ha portato in Ligue 1, dalla seconda divisione, conquistando anche la coppa di Francia) prima di acquisire il Milan. In Italia, ricordiamo il caso della doppia proprietà di Lazio e Salernitana mentre De Laurentiis controlla tuttora Napoli e Bari.

 

I vantaggi della multiproprietà sono soprattutto nella possibilità di gestire un parco giocatori allargato, grazie a club satelliti che possono fare da vivaio al club maggiore o perché la creazione di un mercato “interno” gestito dalla holding può incrementare (qualcuno dice: artificiosamente) il valore dei calciatori. Altri vantaggi sono nella centralizzazione della gestione degli sponsor oppure nella diversificazione finanziaria del rischio di oscillazione delle prestazioni sportive.
Esattamente come fa un investitore che diversifica il portafoglio di investimento per compensare cali inattesi nel valore di un titolo con apprezzamenti di altri.
Proprio dalle colonne di questo giornale, Lotito ne ha ravvisato i vantaggi nella possibilità di contare su bacini d’utenza diversi mentre – dice – la seconda squadra finisce per rappresentare un costo, senza incidere sui ricavi.
Questo naturalmente riguarda un ambito locale ma, in una dimensione internazionale, la multiproprietà sembra il futuro del calcio e costituisce un fenomeno non destinato a rallentare, semmai a crescere. Cosa possono attendersi i tifosi del Genoa? Poco, nell’immediato. La multiproprietà è un fenomeno che riguarda l’azionista del club di cui certamente rafforza le credenziali, aumentandone le potenzialità operative.

 

Fonte: Corriere dello Sport 

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