Una criticità è fisiologica. Il fatto che ce ne sia qualcuna in più non deve comunque spaventare, considerando che al Napoli andava concesso un periodo di rodaggio dovuto al cambio di allenatore. Le prime tre giornate hanno evidenziato alcuni nodi da sciogliere, la sosta ha permesso a Rudi Garcia di riflettere a lungo sulle soluzioni. Potendo contare poco sulla rosa al completo, ha avuto il tempo di individuare le problematiche ma forse non abbastanza per lavorarci. Ecco i quattro punti di ripartenza.
A disposizione del tecnico francese ci sono tre volti nuovi. Tolto Lindstrom, arrivato alla fine del mercato e a campionato già iniziato, Natan e Cajuste hanno avuto modo di sostenere una piccola parte della preparazione estiva. Eppure, nessuno dei due è apparso pronto. Il brasiliano in realtà non ha ancora collezionato un minuto. Garcia lo getterà sicuramente nella mischia, visti i tanti impegni ravvicinati, intanto ad oggi colui che colma il vuoto lasciato da Kim resta un oggetto sconosciuto.
L’allenatore per ora ha schierato Juan Jesus al suo posto, senza dare molto spazio nemmeno a Ostigard. Cajuste invece ha avuto un inserimento del tutto opposto: è partito titolare all’esordio stagionale col Frosinone, con un primo tempo molto complesso in cui ha causato anche un calcio di rigore. Poiché il club punta su entrambi, sarà necessario che facciano propri i meccanismi di gioco nel minor tempo possibile.
Cambiare la guida tecnica vuol dire modificare l’identità della squadra e i principi tattici. La mano di Garcia si è vista già in queste prime uscite. La verticalità ricercata con i lanci, ad esempio, non è più un’alternativa ma un’opzione da percorrere per arrivare con pochi tocchi nell’area avversaria. Per quanto gli interpreti siano rimasti essenzialmente gli stessi, l’allenatore ha voluto compiere alcuni accorgimenti al modo di stare in campo che non hanno sortito gli effetti sperati.
Lobotka e Anguissa sono stati inquadrati come i due mediani e la posizione di Zielinski è stata contestualmente avanzata e accentrata. Inoltre, la linea difensiva ha alzato il baricentro ma senza l’esplosività di Kim è difficile mantenersi a ridosso del centrocampo. Il ko con la Lazio ha dimostrato come la combinazione di queste due variazioni tolga molto equilibrio al Napoli.
Il passo falso contro i biancocelesti ha sollevato dei dubbi, nell’ambiente, sul lavoro di Garcia. Una visione decisamente pessimistica e le statistiche in tal senso vengono in soccorso: il Napoli, secondo la Lega, è primo nelle conclusioni tentate (66, 6 in più dell’Inter), nel possesso palla (34’32” in media a partita) e nei calci d’angolo (25). Questi dati, incrociandoli, restituiscono l’immagine di una squadra che crea ma che non sa convertire adeguatamente le occasioni che produce.
Anche in questo caso, l’ultima sfida inquadra perfettamente la situazione: 22 conclusioni, un solo gol. Il rammarico, specialmente per le chance costruite nella fase iniziale, conferma che si deve far meglio. Osimhen è reduce da una tripletta con la Nigeria e l’allenatore ha bisogno che si esprima su questi livelli per riprendere la rincorsa al vertice.
Kvaratskhelia è stato eletto il miglior giocatore dello scorso campionato. È un talento in grado di accendere la luce, di compiere la giocata che cambia la partita. Per questo, è necessario che Garcia riesca quanto prima a metterlo in condizione di esprimersi al meglio delle sue possibilità.
Qualche piccolo problema fisico ne ha ridotto l’utilizzo e la brillantezza, le delusioni con la Georgia avranno aumentato a dismisura la voglia di riscatto. Se non dovesse sbloccarsi contro il Genoa, saranno passati sei mesi dal suo ultimo gol con la maglia del Napoli, che risale al 19 marzo contro il Torino. Un’astinenza decisamente troppo lunga.
Fonte: Gazzetta dello Sport