Venti campionati (dal primo nel 2004-05 in Serie C1 a questa annata in cui gli azzurri possono sfoggiare con orgoglio lo scudetto sul petto), dopo aver frequentato set e red carpet fin da bambino e aver finito per mescolare questi due elementi – calcio e cinema – fino a farne, se vogliamo, un’unica professione. Si sa, ADL firma i contratti dei calciatori nella sede della FilmAuro e poi quando lancia pellicole e serie tv gli viene naturale concedersi una battuta pallonara. «A quale dei miei film mi fa pensare il Napoli di Garcia? “Manuale d’amore”. È stato il mio primo film da presidente del Napoli e gli sono particolarmente affezionato» ha detto ieri il patron, durante la presentazione alla Casa del Cinema di Roma della seconda stagione di “Vita da Carlo”.
Un manuale d’amore, certamente. Pur se con qualche tensione, sparsa qua e là e che ogni tanto riaffiora. E come ogni manuale che si rispetti, dovrà contenere pure le istruzioni per comprendere i meccanismi che si sono inceppati prima della sosta nel doloroso ko interno contro la Lazio. Ma questa è un’altra storia. La serie con protagonista Carlo Verdone, in onda da domani su Paramount+, racconta la vita del famoso attore che interpreta nuovamente sé stesso; un uomo che ha un sogno: realizzare finalmente un film d’autore, trovandosi però costretto ad accettare la scelta imposta dall’alto dal suo produttore, il signor Cantalupo, che assegna il ruolo di protagonista al cantante Sangiovanni perché capace di portare il pubblico giovane nelle sale. I più maliziosi ci avranno visto il destino stesso di Aurelio, produttore e presidente interventista, sempre e comunque fiero della sua storia e dei suoi successi: «Io sono primo nel calcio perché faccio il cinema» è il suo mantra.
Fonte: CdS