Non c’è cattedrale migliore di San Siro per battezzare una Nazionale appena nata, alla prima uscita italiana. Cinquantamila italiani sono pronti a spingerla questa sera oltre l’ostacolo Ucraina che, al momento, seconda nel girone, ci precede di 3 punti, con una partita in più. Il mezzo passo falso di Skopje ha disinnescato l’operazione sorpasso. Al massimo possiamo agganciare i fratellini di Shevchenko. Non farlo sarebbe più che pericoloso perché l’Ucraina resterebbe avanti, con il vantaggio di doverci ospitare, anche se non in patria, e con in tasca il bonus del punto strappato all’Inghilterra, già affrontata due volte. Noi il 17 ottobre saremo a Londra. Vorrebbe dire cominciare a spulciare gli altri gironi per studiare le avversarie in un possibile spareggio. Meglio non pensarci. Il vero spareggio è stasera. Meglio abbassare gli occhi sul prato del Meazza alla ricerca dei 3 punti, sapendo che la prima vittoria di Luciano Spalletti farebbe passare una parte della nottata, perché restituirebbe morale alla truppa e la traghetterebbe verso gli impegni di ottobre con la consapevolezza di poter recuperare l’esperienza difensiva di Acerbi e la qualità offensiva di Berardi e Chiesa, di cui in Macedonia si è avuta tanta nostalgia. Stasera bisogna vincere a tutti i costi con quel che passa il convento, dimenticando tutto il resto, compreso il derby di sabato che fa già friggere l’aria milanese. Spalletti ha in rosa cinque interisti. Dimenticare tutto. Stasera, conta solo l’Italia, maltrattata da Apocalissi mondiali e dimissioni balneari.
Orgoglio ucraino Si comincerà a vincere dalla testa e dal cuore. Ieri in conferenza Spalletti ha ribadito l’appello fatto alla prima ora di Coverciano, una settimana prima: «Voglio che i ragazzi urlino la felicità di vestire la maglia». Orgoglio di appartenenza, senso di responsabilità, in due parole: motivazioni feroci. Gli azzurri dovranno imporsele, gli ucraini ce le hanno negli occhi da tempo. Il gol all’Inghilterra, sabato, lo ha segnato Zinchenko che, nel marzo ’22, prima dello spareggio mondiale con la Scozia, scoppiò a piangere durante la conferenza stampa parlando della guerra. Non c’è giocatore ucraino che non porti un pezzo di morte nel cuore. Anche ieri, il c.t. Rebrov, e il difensore Zabarnyl, presentando il match, hanno toccato spesso il tasto del nazionalismo e la voglia di spedire a casa la gioia di un’impresa. Per cominciare, gli azzurri dovranno pareggiare lo spirito degli avversari, con l’empatia di squadra invocata da Spalletti. Poi vengono i problemi di campo, che non sono semplici. Spalletti lo ha detto chiaro: «L’Ucraina è più organizzata della Macedonia e sa sempre cosa fare, con o senza palla». Cosa dovrà fare l’Italia? Due cose, soprattutto: «scavare», per dirla con Spalletti, e uccidere nella culla le loro ripartenze.
Raspa-ruspa Quando legge di «verticalità», Spalletti s’indispettisce, perché vorrebbe sempre la sua squadra in pressione alta, con la linea difensiva a sostegno. Quando ci riesce, come in Macedonia, diventa impossibile verticalizzare. Contro una Macedonia tutta raccolta dietro, come fai a lanciare lungo? Il c.t. azzurro si aspetta lo stesso atteggiamento anche dall’Ucraina che infatti contro l’Inghilterra ha aspettato molto. Cosa fare allora? «Scavare», appunto. Cioè spostare la palla lungo il perimetro, lavorare con gli incursori che entrano e con gli attaccanti che escono, fare movimento per costringere la loro linea difensiva a spezzarsi e creare spazi da imbucare. L’ingresso di Locatelli per Cristante dovrebbe migliorare la circolazione. Ieri Spalletti lo ha provato con Frattesi e Pessina al fianco. Così fosse, stasera avremmo un reparto rivoluzionato in blocco. Tonali non è al top. Difficile però rinunciare a tutto quello che sta dando Barella, il migliore a Skopje. Più facile invece che Biraghi dia il cambio a Dimarco che ha speso molto sul campo infame di Skopje. Anche l’inserimento di Raspadori, tecnico, veloce e intraprendente, permetterà all’Italia di scavare molto meglio. Raspa-ruspa. Ieri il napoletano è stato provato a destra, con Zaccagni a sinistra. Ma il laziale, acciaccato, ha saltato parte del lavoro e poi ha fatto esami in clinica con Tonali, anche lui con qualche fastidio. Più probabile un tridente Zaniolo (prova d’appello)-Immobile-Raspadori. Il bolognese Orsolini, l’ultimo precettato, è pronto a entrare dalla panca e portare ciò che serve per aprire brecce: gamba, cattiveria offensiva e dribbling spavaldo.
Frecce gialle Per intuire cosa deve fare l’Italia senza palla, basta rivedere il gol di Zinchenko all’Inghilterra. Quando il terzino Konoplya arriva sul fondo come una scheggia e rimette al centro rasoterra, in area ci sono quattro maglie gialle. L’hanno riempita in un amen. In Macedonia abbiamo sofferto le ripartenze macedoni, quelle ucraine, attrezzate con altra tecnica da gente che bazzica i campionati top d’Europa, dalla stellina Mudryk in giù, sono molto più affilate. Scavare e far scattare le preventive. Servirà testa non meno che cuore. E servirà quella qualità tecnica che non abbiano visto a Skopje. Fidiamoci di Luciano Spalletti. San Siro è stato il suo castello. Qui ha inventato il play che non c’era (Brozovic) e ha riportato l’Inter in Champions League dopo 7 anni. Conosce la strada per accompagnare una squadra fino all’Europa che desidera. Fonte: Gazzetta