Sacchi approva Spalletti: “È l’uomo giusto per la Nazionale, un maestro che insegna calcio”

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Luciano Spalletti è il nuovo c.t. della Nazionale e questa è una buona notizia per il calcio italiano. «Perché?», mi chiederete. Ve lo spiego subito. Spalletti ha appena vinto lo scudetto con il Napoli facendo vedere un calcio di altissimo livello. Ha raggiunto la gloria con un club che non ha la tradizione di successi di Juve, Milan e Inter, in un ambiente per nulla facile da gestire: prima di questo exploit, non bisogna mai dimenticare che il Napoli aveva trionfato soltanto all’epoca di Diego Maradona, cioè del più forte giocatore del mondo. Altro aspetto da non trascurare:

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Spalletti ha raggiunto il traguardo con una squadra formata da elementi se non sconosciuti certamente non affermati (penso a Kvaratskhelia, ma anche a Lobotka) e dopo che erano stati ceduti uomini di peso come Koulibaly, Mertens, Fabian Ruiz e Insigne. Insomma, lui ha dimostrato, con tenacia e pazienza, che attraverso il gioco si può arrivare lontano, e questo è un aspetto che lo eleva al rango dei migliori tecnici europei.
La trama di un film Nel corso della carriera, e nell’ultimo periodo al Napoli, ha dimostrato di puntare su un forte spirito di squadra, su un collettivo. E fare collettivo, in Italia, è una specie di miracolo, perché viviamo in un Paese dove impera l’individualismo. Spalletti ci è riuscito e questo è un grandissimo merito. Ha mostrato a tutti che il gioco è come la trama di un film: perché la gente corra ai botteghini ci dev’essere, altrimenti l’opera diventa un flop.
Non bastano i singoli, non bastano i grandi attori: ci vuole il copione (che è il gioco, appunto) affinchè si possa pensare di raggiungere la bellezza, l’emozione, il divertimento. Spalletti, con il suo modo di lavorare, si è sempre proposto come uno stratega e non come un tattico, specialità italiana. Vado oltre: per me Luciano è un maestro, è uno che insegna calcio e che, attraverso il gioco, riesce a migliorare i giocatori a disposizione.
Tante difficoltà, ma… Quali difficoltà troverà in Nazionale? Tante, tantissime, e lo dico perché da quell’esperienza ci sono passato. Creare un collettivo, come lui desidera fare, richiede tempo, parecchi allenamenti, parecchie prove, e in azzurro di tempo ce n’è poco. Non sono sufficienti tre o quattro giorni di ritiro per dare forma all’idea. In questo caso dovrebbe essere il campionato a fornire delle soluzioni, consegnando alla Nazionale giocatori che abbiano già un preciso stile di gioco in testa. Purtroppo la Serie A, a differenza della Liga in Spagna, non è a questo livello: qui da noi non c’è uno stile preciso, ognuno fa a modo suo e così diventa più complicato per il commissario tecnico. Sono però sicuro che l’obiettivo di Luciano sarà quello di dare un’impronta precisa alla Nazionale.
Uno stile, appunto. Vorrà creare un’Italia così come ha creato, praticamente dal nulla, il Napoli, e allora sì che tutto il mondo si accorgerà di noi e non saremo più soltanto i maestri delle ripartenze e quelli avvinghiati al vecchio catenaccio. Con Spalletti si può tentare quel salto di qualità che, con Mancini, è stato soltanto abbozzato. Dopo il trionfo all’Europeo, c’è stata la ricaduta, figlia della precarietà della vittoria: abbiamo pensato di essere fenomeni e abbiamo fatto passi indietro, non ci siamo qualificati per il Mondiale. Non c’è bisogno che dia consigli a Spalletti, lui sa come comportarsi perché vive la situazione dall’interno.
Un solo suggerimento: convochi persone affidabili, non guardi ai piedi ma alla testa, tutti devono avere un elevato spirito di squadra, fortissime motivazioni e poi lui dovrà pensare a dare loro un gioco. Con questi ingredienti si può fare strada e si può inaugurare un nuovo corso calcistico.
Ce la farà Credo che Spalletti meriti questo ruolo per quello che ha dimostrato. Ha fatto la gavetta, ha conosciuto il calcio in tutti i suoi aspetti, ha esperienza internazionale e, cosa tutt’altro che secondaria, ha un notevole gusto estetico che lo spinge a ricercare la bellezza col gioco. Il suo non sarà un percorso in discesa, anzi sarà una salita durissima: ma lui ha le qualità e la forza per scalare questa montagna.

 

Intervista di Arrigo Sacchi alla Gazzetta 

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