Superman in versione spettatore. Proprio lui che era abituato a recitare da protagonista sempre, comunque e ovunque. Dopo 28 anni di onorato servizio Gigi Buffon si mette alla finestra e osserva: parte la prima stagione senza di lui. Cioè senza il recordman degli scudetti (ben 10 conquistati) e delle presenze in A (657). Un fuoriclasse che ha abbracciato e unito generazioni di calciofili. E adesso, in attesa di cominciare la sua nuova esperienza come capodelegazione della Nazionale, Superman scruta l’orizzonte e prova a capire e a spiegare che cosa ci riserverà il prossimo campionato, non prima di aver raccontato com’è bella e lunga la sua estate «da pensionato».
Che sensazione si prova a stare fuori dal circo per la prima volta?
«Nessun rimpianto. Sono fatto così: quando prendo una decisione, magari anche figlia delle emozioni, vado fino in fondo. Io ho detto basta dopo il primo tempo della semifinale d’andata dei playoff Cagliari-Parma. Mi ero preparato al meglio per quella sfida e poi, per una banalità, mi sono infortunato. La vita mi stava mandando un segnale chiaro, era arrivato il momento di smettere: così ho fatto. Ripeto: senza rimpianti e con tanta felicità per ciò che ho fatto in carriera e per quanto mi è stato restituito come affetto e di successi».
Che campionato vedremo?
«Bello, spettacolare. Per la prima volta dopo tanto tempo non avremo una delle solite big, penso a Juve, Inter e Milan, con lo scudetto sulla maglia. Sarà il Napoli, che ha fatto un campionato memorabile, a partire in vantaggio. Sono curioso di vedere che cosa succede».
Favorite per lo scudetto?
«Napoli, Inter e Juve».
Chi lotterà per la zona Champions?
«Oltre a queste tre, aggiungo Milan, Lazio e Roma».
E per la salvezza?
«Le tre neopromosse sono quelle che, probabilmente, incontreranno maggiori difficoltà. Ma il Cagliari, nella lunga volata per la salvezza, parte avvantaggiato avendo in panchina un allenatore esperto e bravo come Ranieri. E il Verona credo si sistemerà meglio perché c’è un ottimo tecnico come Baroni».
Dal Napoli campione che cosa si aspetta?
«Mi interessa vedere come squadra e città gestiranno il dopo-scudetto. Non è mai semplice. Bisogna avere la testa sulle spalle».
La incuriosisce il nuovo Milan?
«Tantissimo. Probabilmente è la squadra che mi intriga di più. Mi interessa capire come Pioli, che ha già dimostrato di essere bravissimo, riesce a mettere insieme tanti giocatori di Paesi diversi. È una sfida affascinante».
L’Inter sembra più debole in attacco. E’ d’accordo?
«I nerazzurri partono da una certezza: Lautaro Martinez. Vicino a lui Inzaghi saprà mettere i giocatori adatti ad esaltarne le qualità. Senza Lukaku e Dzeko, ma con Thuram e Arnautovic, l’Inter è in corsa per il titolo».
E della Juve del nuovo corso societario che dice?
«Osservo con attenzione e comprensibile interesse. Il fatto di non dover giocare le coppe può essere alla lunga un fattore determinante: meno partite, meno infortuni, più allenamenti».
La Roma di Mourinho dove può arrivare?
«Ha fatto ottimi acquisti, i giocatori validi non mancano. Credo che si possa inserire nella lotta per un posto in Champions».
Dopo il secondo posto dello scorso torneo, la Lazio di Sarri può puntare al titolo?
«Non correrei troppo, ma mi aspetto un ulteriore miglioramento, le squadre di Sarri crescono nel tempo. Anche in questo caso ci sono ottimi giocatori e manovre ben organizzate».
La squadra-sorpresa?
«Mi auguro l’Atalanta. Lo confesso: ho un debole per la Dea. Mi piace la filosofia di gioco di Gasperini, mi piace la società, mi piace l’ambiente che è tutt’uno con la squadra. E poi attenzione alla Fiorentina di Italiano e vediamo che cosa combina il Bologna di Thiago Motta che, nell’ultima parte dello scorso campionato, mi era piaciuto parecchio».
Il giocatore che ci farà divertire di più?
«Dico due nomi per “fratellanza”: Federico Chiesa e Marcus Thuram. Sono stato compagno di squadra dei loro papà, Enrico e Lilian, nel Parma. Li ho visti nascere. Logico che faccia il tifo per loro. Così come lo faccio per Dybala, autentico campione».
Vincerà chi farà più gol o chi ne prenderà meno?
«Chi ne prenderà di meno, pur se non è una legge matematica».
Quando la Serie A tornerà ai vertici d’Europa?
«Quando ci saranno idee forti e ci sarà anche il coraggio di applicarle a qualsiasi costo. Se queste idee varranno più dei soldi, allora sì che potremo risollevarci. Sarebbe importante prendere coscienza del deficit rispetto ai campionati di altre nazioni, senza raccontarci le solite bufale».
Dei suoi dieci scudetti, quale ricorda con più gioia?
«Il primo, nel 2001-02, perché inaspettato. Vincemmo all’ultima giornata grazie alla sconfitta dell’Inter, era il famoso 5 maggio… E poi il primo scudetto con Conte in panchina, 2011-12: quel successo ha dato senso alla mia scelta di restare alla Juve anche in B, dopo Calciopoli. Sapevo che saremmo tornati ai vertici».
Il campione che avrebbe voluto vedere in Italia, ma non è mai venuto o non verrà mai?
«Due, perché ne ho apprezzato le qualità al Psg: Neymar e Mbappè. Hanno talmente tanta classe che ti toglie il fiato. Il pubblico italiano avrebbe meritato, per la passione che ha, di vederli, come un tempo ha ammirato Ronaldo il Fenomeno, Zidane, Maradona e Platini, Van Basten e Gullit…».Il giovane da tenere d’occhio?
«Baldanzi dell’Empoli. L’ho seguito nella passata stagione. Ha dei colpi che mi piacciono. Mi sembra che abbia quella strafottenza che, se non deborda, è molto importante».
Portieri sotto osservazione?
«Voglio vedere la crescita di Vicario, ora al Tottenham, e Carnesecchi: hanno ottime qualità».