Ulivieri: “Mancini ha sbagliato tempi e modi. Spalletti perfetto successore”
Qualche annetto di esperienza nel mondo del calcio ce l’ho, ma non ricordo di aver mai assistito a una situazione del genere. Ci sono stati altri commissari tecnici che si sono dimessi, magari dopo un torneo deludente, un Mondiale o un Europeo, però quelle decisioni erano sempre figlie di risultati negativi. In qualche modo uno poteva aspettarsi simili soluzioni. Qui siamo di fronte a qualcosa di inusuale». Chi parla è Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori.
Come giudica il comportamento dell’ormai ex c.t.?
«Premesso che ci vuole prudenza nell’affrontare l’argomento, perché non sappiamo le ragioni di questa decisione, dico che non mi sono garbati né i tempi né i modi. Si poteva fare tutto in una maniera diversa».
Di fatto, per il calcio italiano, è un terremoto. Come si gestisce?
«La Federcalcio, oggi, ha due compiti importanti: deve trovare in fretta l’allenatore per la Nazionale maschile, che tra un paio di settimane è attesa da partite fondamentali per la qualificazione all’Europeo, e deve trovare anche l’allenatore per la Nazionale femminile. Non vorrei che il movimento del calcio delle donne passasse in secondo piano».
Proprio lei, poco più di vent’anni fa, protestò perché a Mancini fu concesso di allenare senza patentino alla Fiorentina.
«Ricordo bene, ma non fui soltanto io. Tutti gli allenatori si lamentarono del fatto che era stata applicata una norma ad personam, e il nostro presidente di allora, che era Azeglio Vicini, ci chiese di far sentire la nostra voce».
Ora la Federcalcio pare puntare su Spalletti. Che ne pensa?
«Sono di parte, perché sono amico di Luciano. Dico, però, e lo dico in tutta onestà senza tener conto dell’affetto che ci lega, che Spalletti sarebbe una scelta azzeccata. Anche Antonio Conte andrebbe bene, per carità. In Italia abbiamo ottimi allenatori. Luciano ha maturato una notevole esperienza anche a livello internazionale e questo può fare la differenza. Ripeto: può essere l’uomo giusto per fare quello di cui c’è bisogno».
Cioè?
«All’Italia serve aprire un ciclo nuovo, che magari diventerà vincente con il tempo, ma è fondamentale che alla base ci sia una progettualità di lungo respiro perché parecchie cose sono da sistemare, a cominciare dalla presenza di troppi stranieri nei vivai. Penso che Spalletti, per l’esperienza e per il carisma, sia l’allenatore adatto a gestire questa situazione, ovviamente con l’aiuto dei dirigenti federali».
In Italia, secondo lei, ci sono buoni giocatori per costruire una bella Nazionale?
«Assolutamente sì. Però vanno fatti crescere ed è necessario che trovino maggiore spazio nei club. Dico questo pensando ai buoni risultati ottenuti recentemente con le nazionali giovanili. I buoni calciatori ci sono ovunque».
Quando rivedremo una Nazionale vincente?
«Abbiamo vinto il Mondiale nel 1982 e nel 2006, dopo i trionfi dell’epoca di Pozzo. E lo abbiamo fatto grazie a buoni giocatori che sono diventati grandi per gradi. Noi italiani abbiamo una caratteristica che non dobbiamo perdere: la grande conoscenza tattica. Ormai esistono tre tipi di calcio: quello dei vari campionati, quello della Champions League e quello delle nazionali. In Nazionale la qualità dei singoli conta ancora di più, perché non c’è il tempo per lavorare come in un club».
Spalletti è adatto al ruolo?
«Luciano ha una grande capacità, dimostrata anche a Napoli, che è poi una caratteristica di tutto il popolo italiano: l’arte di arrangiarsi. Nelle situazioni difficili noi sappiamo sempre trovare la via d’uscita. Non è poco».