A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Mario Ielpo, avvocato ed ex portiere, tra le altre, di Lazio e Milan:
Si aspettava la scelta di Mauro Meluso?
“Da quando ci siamo lasciati nella Primavera della Lazio, in cui siamo cresciti insieme, non ci siamo più sentiti, se non durante la pandemia in cui facemmo una chat tra quanti erano cresciuti in biancoceleste. Da ragazzo lo adoravo. Ho sentito delle sue gesta da direttore sportivo e credo che la sua carriera parli per lui”.
L’Arabia Saudita un pericolo ma anche un vantaggio per le casse delle società italiane?
“Vedo un problema generale del sistema-calcio italiano che non è riuscito ad agganciarsi ai massimi sistemi del calcio internazionale. Penso alla Premier, oltre che all’Arabia Saudita, che può contare sulle risorse non limitate ai soli diritti televisivi. L’ingresso di un fondo sovrano lascia abbastanza a bocca aperta, e si configura di difficile competitività. Il nostro calcio, pertanto, è diventato un serbatoio per quelle competizioni che possono giovare su risorse di gran lunga superiori.
Un rischio che si alimenta anche di alcuni provvedimenti, Financial Fairplay su tutti, che pare essere applicato soltanto alle squadre italiane. Altre squadre, che fanno un po’ come gli pare, non sembrano essere tenute a rispettarlo. A ciò si aggiunge anche la concorrenza di un campionato che non so quanto possa stare in piedi. Quanto può durare questo esperimento? Quanto possono durare investimenti tanto faraonici? Mi domando cosa si farà quando ci si renderà conto che i suddetti investimenti non frutteranno quanto sperato. A nessuno, d’altronde, piace buttar soldi…”
Ridurre la Serie A da 20 a 18 squadre potrebbe giovare all’appetibilità del calcio italiano nella vendita dei diritti televisivi?
“Non credo che il problema sia dovuto ad un Milan contro la Cremonese o un Cremonese-Juventus. Magari, due squadre in meno potrebbero risultare utili nella spartizione delle risorse, ma non saprei dire quanto possa essere concretamente vantaggiosa. Al di là di tutto, in Italia andrebbe svolto un lavoro concreto sulle infrastrutture e sugli stadi. A Milano si parla di uno stadio impossibile da ristrutturare, o delle difficoltà di trovare un nuovo impianto. L’ultima volta che ho visto il Maradona, poi, c’era da mettersi le mani nei capelli. Negli ultimi anni siamo riusciti a garantire un certo appeal con le tifoserie, capaci di riempire i diversi impianti.
Da questo punto di vista abbiamo fatto un salto nell’iperspazio, con il pubblico che può riuscire a veicolare consensi ed appeal stesso. Ho visto tante le partite del Milan allo stadio e posso dire che tra le finali di Champions delle ultime due stagioni e le gare decisive di San Siro non c’è paragone. Infine, anche perseverare sulla strada di un calcio propositivo e divertente potrebbe aiutare nella vendita del nostro prodotto. Oggi assistiamo a tanti bambini, anche italiani, che tifano per squadre straniere, soprattutto di Premier, ma dobbiamo far si che i bambini italiani e stranieri comincino a tifare per le nostre squadre”.