Straordinari Osi e Kvara, ma l’anima del Napoli è stato Lobotka, «il miglior regista della Serie A», secondo Pirlo, uno che se ne intende. Il lavoro di “Robotka”, mai su questi livelli, è stato impressionante: vero trascinatore del gioco come il Jorginho dei tempi belli nel Napoli e nell’Italia di Wembley. È il centrale davanti alla difesa che riceve tutti gli scarichi, fa possesso in dribbling, imposta basso e, con triangoli orizzontali e verticali, sposta il baricentro della squadra.
Forse la sua arma migliore è la lettura del gioco con almeno due mosse d’anticipo che gli consente di essere sempre al posto giusto. Bene anche davanti: lanci e visione. Reinventato da Spalletti, ora vediamo con Garcia.
L’Amrabat visto al Mondiale con il Marocco appartiene di sicuro alla stessa categoria, ma alla Fiorentina non s’è visto spesso. In prospettiva il torinista Ricci — fisico, testa alta, personalità, piedi buoni — può ambire ai vertici del ruolo: sa proteggere dietro, impostare palla al piede e giocare “a uno”, sebbene Juric prediliga il doppio play. Anche Rovella ha queste doti: con Palladino è cresciuto in personalità e geometrie. Questa può essere la stagione del loro gran salto (anche azzurro).
Fonte: Gazzetta