Europei Under 19, D’Andrea: “Essere nato a Napoli mi ha fatto diventare uomo”

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Esordio in serie A (con il Sassuolo), gol agli Europei Under 19 (con l’Italia). Tutto in pochi mesi per Luca D’Andrea, che a settembre soffierà su 19 candeline. «Sono nato e cresciuto a Napoli e ho imparato a crescere in fretta», lo dice con orgoglio, quello di un napoletano – l’ennesimo – che ha lasciato la sua città inseguendo un sogno. «Sono partito da Napoli a 13 anni e mezzo per trasferirmi nelle giovanili della Spal». Poi è arrivato il Sassuolo e a quel punto la carriera di Luca ha avuto una svolta. È originario di Ponticelli, un quartiere che continua a portare nel cuore, anche a distanza. «Conosco bene le difficoltà del mio quartiere e ho scelto di andare fuori anche per fare esperienze ed amicizie nuove. E poi credo che stare lontano dalla famiglia aiuta a crescere. Essere nato a Napoli lo considero un vantaggio: mi ha fatto capire tante cose anche nei rapporti, diventi uomo prima degli altri. La gran parte dei giovani che partono da Napoli hanno più fame. Spesso veniamo dal nulla. Abbiamo una grande cattiveria calcistica: è una marcia in più». La famiglia è un punto fermo nella vita di Luca. «Mi seguono sempre. Quando possono vengono a Sassuolo per vedere le mie partite e anche ora sono a Malta per assistere alle gare dell’Europeo». Ora il primo obiettivo è vincere l’Europeo. «Ogni sera, prima di andare a letto, riguardo le mie partite in serie A. Da quella con il Torino, il mio esordio, passando per l’assist che ho fatto a Bergamo con l’Atalanta». Dionisi, l’allenatore, mi ha detto che avrei giocato titolare solo qualche minuto prima della gara. Istintivamente mi è venuto da piangere. «E quando non gioco e sto in panchina, passo tutta la partita a studiare i movimenti di quelli in campo: Berardi e Frattesi sono stati i miei modelli, anche in allenamento mi hanno aiutato tanto».
Il Mattino

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