Intervista all’ex Calzona: “Sarri è un gran maestro, Spalletti il numero uno”
Il c.t. della Slovacchia ha fatto il vice 15 anni «Punto all’Europeo 2024. Grazie Hamsik»
Da 10 mesi è sulla panchina della Slovacchia. Che aveva preso al n.54 del ranking Fifa e ora è al 46°, e ha come missione Germania 2024. Compito che sta assolvendo benissimo, 3 vittorie e un pari nel girone J, con la Slovacchia seconda alle spalle del Portogallo di Ronaldo. Francesco Calzona, 54 anni, è il c.t. di Bratislava da fine agosto scorso, dopo essere stato per una vita il “vice”: di Sarri, Spalletti, Di Francesco.
Allora partiamo dal calabrese Ciccio, trasferitosi in Toscana.
«Ero attaccante esterno, poi centrocampista, modesto. Tre gare in B con l’Arezzo, alcuni tornei in C col Rondinella, poi in D ed Eccellenza. Fino al 2004».
Quindi tecnico.
«Ho iniziato con la Castiglionese in Promozione. Poi Torrita e nel 2007 mi chiama Sarri».
Come vi siete conosciuti?
«Lui era promotore finanziario, io rappresentate di caffè, la passione per il calcio era immensa, studiavo e coltivavo quest’ambizione. Con Maurizio parlavamo solo di calcio invece che di affari. Nel ’99 giocavo a Tegoleto in Eccellenza e proposi lui come tecnico, mi sembrava l’uomo giusto. Siamo rimasti in contatto. Nel ’07 l’ho seguito ad Avellino in B ma per problemi d’incompatibilità col club abbiamo lasciato dopo un mese. Ad Arezzo però l’anno prima c’era già una collaborazione ufficiosa, tutto era conseguenza del nostro rapporto».
Quali erano i suoi compiti?
«Seguivo i rivali e cercavo di imparare da lui, poi ho avuto spazio anche in campo e di questo gli sono grato, non ero un semplice collaboratore, ma partecipe in tutto. Anche nella tattica, ci dividevamo i compiti, io gestivo gli attaccanti lui la difesa, poi ci alternavamo. A Empoli s’è allargato lo staff, ho seguito di più il lavoro sul campo. Giustamente Maurizio pretende tanto e si lavora di più, è maestro di campo».
Mai pensato di far da solo?
«Ho preso i patentini a Coverciano, quello Pro nel 2016, sono stato 1° del mio corso: bella soddisfazione. Ero molto felice del mio lavoro, avevo tanta considerazione, non sentivo il bisogni di lasciare Sarri, mi sentivo inserito».
Ma nel 2018 vi siete separati: e lei nel 2020 è a Cagliari.
«Con Di Francesco. Mi aveva impressionato il suo Sassuolo, la sua fase offensiva. Uno dei più baravi, anche se lì non abbiamo avuto fortuna, ha idee che mi piacciono, e qualcosa gliel’ho rubata, tecnico di assoluto livello che mi ha dato moltissimo».
Nel 2021 è con Spalletti
«Lui voleva allargare lo staff, io avevo un ottimo rapporto col Napoli. È stata una bellissima avventura mi ha insegnato tanto come la gestione del gruppo, è il n.1 assoluto. Un anno di grande studio, è stato determinante per la mia crescita. Umanamente Sarri e Lucio hanno caratteri diversi, però si assomigliano tanto nella cultura del lavoro, nel rispetto dei collaboratori».
Ora la Slovacchia.
«Chance presa al volo. Mi chiama Hamsik e fa da tramite, anche se lui è di poche parole, ma c’è gran stima reciproca. La Slovacchia era in difficoltà, in Nations in Lega C. L’opinione pubblica aveva dubbi su un “vice” come me ma io sono come un assistente del primario in ospedale. So fare. Ma avevo 3-4 infortuni così ho chiesto ad Hamsik di tornare e lui s’è sentito in dovere di farlo per la nazionale».
Skriniar, Lobotka, Kucka…
«E poi Gyomber, Strelec, Haraslin, Vavro e Hancko, tanta Italia o ex. Un gruppo che ha voglia di lavorare, crede in me».
A settembre c’è il Portogallo
«La favorita non solo del girone ma per vincere l’Euro. Noi come obiettivo abbiamo il 2° posto: ce la possiamo giocare alla pari con gli altri, con 10 punti. Bosnia e Islanda sono a 3, il Lussemburgo a 7, e ha battuto Dzeko e soci».
Chi ha sentito per consigli?
«Marco Rossi, il mio idolo, un decennio in Ungheria dove è amatissimo, come pure qui dove ha allenato il Dac. E’ stato molto carino e disponibile».
Fonte: La Gazzetta