Metti assieme un pomeriggio il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e Roberto Calenda, il manager-fratello-amico di Victor Osimhen, quanti soldi ci vorranno (ci vorrebbero) per portar via Victor Osimhen da Napoli proprio dopo aver vinto uno scudetto e fatto passi giganteschi in Champions anche con i suoi trentuno gol? In un clima di assoluta distensione, sapendo ognuno che esiste il gioco delle parti, Aurelio De Laurentiis ha sostanzialmente sostenuto ciò che ha pure detto in pubblico: lui non vuole privarsi del centravanti, che è la luce degli occhi del Napoli, e se proprio dovesse piegarsi a queste logiche di mercato, allora , vabbé , mai meno di 150 milioni di euro, anzi di più e poi si vedrà quanto.
RINNOVO
De Laurentiis si è buttato un po’ più in là della realtà, lunedì scorso alla presentazione di Garcia, quando ha annunciato di aver parlato con Osimhen, di avere «un accordo sul prolungamento di contratto per ulteriori due anni». Sono cose che si dicono ed è già successo con Higuain, quando uscendo da una sala dell’aeroporto di Venezia venne fuori che c’era stato un patto o una firma o qualcosa del genere: le bugie hanno sempre una clausola come via di fuga e infatti il “ Pipita ” se ne andò alla Juventus per una novantina di milioni dopo un po’ di tempo. Ma questa è un’altra storia: stavolta, per adeguare il contratto di Osimhen, in presenza di una richiesta talmente seducente da essere indecente e che comunque asseconderebbe «la salute del Napoli», dev’esserci una offerta al centravanti che sia proporzionata alla valutazione determinata da Adl. I quattro milioni di euro attuali, chiaramente, non possono bastare, e dev’essere De Laurentiis a fare in modo che Calenda possa gioiosamente riferire al proprio centravanti che il Napoli dimostra fattivamente di volerlo tenere, con uno stipendio che ne premi e ne riconosca la sua quotazione.
CI RIVEDIAMO
E comunque questa è semplicemente la prima (ed anche attesa) puntata di un romanzone che finirà per appassionare e non potrà stancare, perché è chiaro che ci sarà bisogno anche di tempestività e di scadenze eventualmente da darsi e quindi di nuovi appuntamenti da fissare. A meno che un principe o uno sceicco o qualcuno che maneggi danaro in quantità imprecisata non si presenti a Castel Volturno o a Roma, non chiami contemporaneamente Roberto Calenda e non trasformi questo venerdì 23 giugno in un amabile happy hour: solo chiacchiere e distintivi, con annesso aperitivo, ci mancherebbe. Ma senza bruscolini…
Fonte: CdS