Per ora, non sarà neppure necessario spingersi oltre, immaginarsi a Dimaro Folgarida o a Castel di Sangro, immergersi nella routine del ritiro che però è viva, richiede la personalità di un leader, trasmette sensazioni e non solo schemi, genera empatia: questa è l’ora dell’investitura, poi verranno quelle degli investimenti e intanto, contemporaneamente oppure dopo, sarà indispensabile orientarsi. In quell’orizzonte, non ci sono ombre, né perplessità: andrà via Kim, che ha una finestra aperta sull’estero dal primo al quindici luglio e dunque finirà per congedarsi; può darsi che salutino Lozano, attratto dalla Premier o anche dalla Ligue 1 , e poi Zielinski, richiesto dalla Lazio di Sarri ; è virtualmente lontano Ndombele, che rientrerà al Tottenham dopo un anno di prestito ; e se potesse averne la possibilità, chiederà di divertirsi altrove pure Demme, che spazi non ne intravede, ripensando all’ultimo Lobotka. Non ci sarà granché da fare, è già stato costruito nel passato, soprattutto più recente, un Napoli raffinato, che ha sensibilità nei piedi e una muscolarità rassicurante: mancheranno un centrale difensivo, un mediano-mezzala, un esterno che consenta di starsene tranquillamente nelle coppie o magari sarà necessario assai di meno. Ma cosa importa, adesso, che del 9 gennaio 2016 non c’è più traccia e laggiù ci sono le onde del mare che lasciano cullare i sogni mai più sognati da Rudi Garcia? Allons, enfants: si (ri)comincia sempre così. Fonte: CdS