Sabatini alla Gazzetta: “Ottima scelta, Garcia spiega il calcio e riesce a navigare in situazioni complesse”
Più forte il leone o la tigre? Non fate questa domande a Walter Sabatini perché potrebbe essere lui a sbranarvi. Poiché però ci conosce da tempo, l’avviso ai naviganti è chiaro: «Non mi chieda confronti fra Luciano Spalletti e Rudi Garcia: non risponderò». E si capisce già che, in modo diverso, è affezionato a tutti e due.
Però ci pare contento che il francese sia tornato in Italia. «Certo. È un allenatore importante che merita una piazza come Napoli. È un’ottima scelta. Accompagnerà la squadra per le qualità che ha e farà risultati, ne sono convinto. Quello con De Laurentiis sarà un binomio fortunato. Rudi sa fare giocare le squadre a calcio».
Curioso che arrivi a Napoli subito dopo Spalletti, che invece lo aveva sostituito alla Roma «Sono le stranezze del calcio, a volte divertenti».
Perché nel 2013 lei lo scelse per la Roma? «Perché il Lilla con cui aveva vinto il campionato in Francia giocava un calcio spettacolare e aveva un attacco atomico con Hazard e Gervinho, che poi portammo a Roma».
Nella sua autobiografia, «Il mio calcio furioso e solitario», lei parla del vostro primo incontro. Garcia sembra un seduttore intelligente. Nessuna sorpresa che De Laurentiis lo abbia scelto. «Pensi solo che si trovava in vacanza in Nord Africa e, per venire ad allenare la Roma, il mattino dopo già era a Milano per parlare con me. Istintivamente la cosa mi piacque. E poi spiegava il calcio senza inutile ostentazione, senza pensare di essere un “deus ex machina”, ma invece esaltando i giocatori. Insomma, mi piacque subito».
A dispetto del cognome che evocava il sergente Garcia di Zorro e il video in cui cantava il “Porompompero”… «Ironie da idioti. E poi era magro e con gli occhi cerulei: che c’entrava il sergente Garcia? Invece con Zorro ha di sicuro in comune una qualità: il coraggio».
Per quale motivo? «Alla Roma aveva ereditato le macerie dopo la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. Eppure, in italiano, nel ritiro precampionato ha apostrofato come “laziali” quei tifosi che insultavano i calciatori a causa di quella sconfitta dolorosissima».
Adesso, però, non eredità macerie, ma uno scudetto. Potrebbe essere ancora più difficile. «Ha cultura e ironia sufficienti per orientarsi in situazioni complesse. Non dimentico la sua straordinaria partenza in giallorosso con dieci vittorie consecutive. Alla Roma ha fatto un grande lavoro. È venuto in un momento molto complicato, ma Rudi ha un grande dote: riesce a navigare in mezzo alle situazioni complesse. E poi sa riconoscere i bravi calciatori».
Come Gervinho, che invece lei non voleva troppo. «Non lo volevo pur riconoscendone la grande qualità. Ma mi sembrava un bambino che correva nell’aia del contadino e che difficilmente sarebbe stato possibile inserire in un progetto nuovo. Invece aveva ragione Rudi, e mai insistenza fu tanto produttiva. Senza contare che era l’unico calciatore che mi aveva chiesto. Non potevo negarglielo».
Anche perché ormai Rudi aveva cominciato a parlare subito un ottimo italiano… «Esatto. La cosa che più mi stupì, infatti, è che la seconda conferenza stampa la fece proprio in italiano. E questo testimonia come Garcia sia anche colto e intelligente».
Quanto le costò, nel 2016, mandarlo via dalla Roma? «Tanto. Ci fu una flessione complessiva di rendimento della squadra, ma fu un allontanamento dolorosissimo, perché lui ebbe grandissimi meriti nella Roma dopo aver ereditato una situazione molto pesante. Eppure aveva affrontato tutto con grandi serenità e determinazione».
L’impressione è che a Napoli gli serviranno entrambe. «Mi creda, quella di Garcia mi sembra una scelta davvero opportuna».
E se la voce ruvida di Sabatini, ancora una volta, fa intuire segreti che rivelerà poco alla volta.
Fonte: Gazzetta