Beppe Savoldi: “Amo Napoli. Ma perchè un tecnico dura poco?”

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Dalle colonne di Repubblica, edizione napoletana, Beppe Savoldi, mister due miliardi, ha rilasciato un’intervista dove dichiara il suo amore senza fine per Napoli ed il Napoli, ponendo anche degli interrogativi sull’attuale gestione della società partenopea. Di seguito, uno stralcio delle sue dichiarazioni: su Bologna-Napoli? “E’ la mia vita sportiva. Da un lato la città dove sono nati i miei figli e dove sono rimasto per 8 anni. Dall’altro lato la città dove ho sognato e pensato di poter conquistare qualcosa d’importante”. Perchè non fu tricolore? “Uso ciò che disse Vinicio: la squadra aveva dato, in precedenza, tutto, dal punto di vista psico-fisico. E poi ci fu una cessione importantissima, El Gringo Clerici, che forse, in coppia, poteva aumentare il mio rendimento”. Quali sono i ricordi più belli? “Sicuramente la Coppa Italia del 1976 contro il Verona, vinta anche con una mia doppietta. Un altro ricordo lo riservo allo stadio, quando invocavano il mio nome, una prova di assoluto amore, un amore assolutamente ricambiato per Napoli città e Napoli squadra. Un altro momento indelebile fu quando indossai la fascia da capitano su volontà di Beppe Bruscolotti, al quale mi lega un rapporto di amicizia fraterna. Dietro quella decisione ci fu anche una ragione tecnica: lui era un difensore e poteva capitare di rifilare qualche calcione che avrebbe minato un rapporto sereno ma io ero il bomber…”. Per questo Scudetto? “Sono assolutamente felice. Complimenti alla società, a Spalletti, a Giuntoli che hanno creduto in questi giovani, su tutti Osimhen e Kvaratskhelia. Ma perchè un allenatore non può rimanere più a lungo? Di chi è la colpa?”.

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Fonte La Repubblica.

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