“PERCHE’ NON PARLI?” Spalletti gelido con De Laurentiis. “LUCIO SCRIVE L’ADDIO”

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S e c’era ancora un minimo dubbio, che ancora non si scorgeva, basta seguire la luce ch’emana quello sguardo per capire che questa storia meravigliosa sta finendo: dentro, ci sono due anni d’emozioni, uomini con lui divenute leggende, un tempo che resterà scolpito per l’eternità, e però guardandosi, e scoprendosi svuotato d’energia, mentre intorno a sé ancora c’è l’effetto inebriante della magia, Luciano Spalletti esce dagli indugi e smaschera i propri sentimenti. «Se dovessi scrivere una lettera aperta ai tifosi del Napoli, il 4 giugno, direi che da quando sono arrivato ho dato tutto ciò che avevo ma che ho ricevuto molto di più. Le immagini dei festeggiamenti del Maradona rappresentano per me un momento incancellabile. Io ho dedicato loro le mie capacità e le mie possibilità ma loro sono andati oltre».  

 

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È stato così bello, dall’8 luglio del 2021, che ora si può custodire tutto gelosamente dentro a uno scrigno ch’è la memoria, con le diapositive che si accavallano e riescono a soffocare un senso d’amarezza che si coglie nella retrospettiva di un biennio denso e però paradossale, spallettiarchiviato (pure) faticosamente quando è apparsa chiara la complessità di scorgere un principio di compatibilità con Adl. «Quando il presidente dice che non vuole tarpare le ali, non so cosa intenda, dovreste chiederlo a lui, perché ciò non è inerente a quello che ci siamo detti a cena. Per quello che avrò da fare io non ci vogliono le ali, ma un paio di stivali». In quell’orizzonte, in cui compare simbolicamente la tenuta di Montaione, ci sarà da rivivere quest’epoca luccicante piena del suo calcio, di quelle romantiche suggestioni che Napoli gli ha regalato e che tra una Pec e una telefonata mancata Spalletti non ha più avvertito. «Gli argomenti di quella sera devono essere resi pubblici dal presidente. Ma a scanso di libere interpretazioni sottolineo che non è stata avviata nessuna trattativa; non ho rifiutato nessun aumento di stipendio; che non devo pagare alcuna penale; che non ho ricevuto offerte per allenare altrove né attendo un’altra squadra».  
È una scelta di cuore, appartiene alla propria sensibilità, ad una diversità che è emersa in questi 682 giorni, in maniera netta più recentemente, e che hanno scavato un solco. Mentre l’aria si è immalinconita e si è consapevoli che tra lui e il Napoli ci sarà il commiato, Spalletti riparte dall’inizio, mostra di nuovo la pettorina gialla e rivendica con orgoglio l’idea di stamparci su la canzone-mantra: «C’era chi sosteneva che non avessi coraggio ma glielo feci scrivere io: sarò con te e tu non devi mollare; abbiamo un sogno nel cuore». E ora ci ha aggiunto, con caratteri in tricolore: “Campioni d’Italia”. «Eravamo partiti e ci dicevano che saremmo stati da ottavo posto. Sono stati tutti bravi, la società, Giuntoli, questi miei ragazzi fantastici. Il Napoli avrà un futuro importante, l’ha detto il presidente napoli eintrachtparlando di Champions come obiettivo. Vanno riconosciuti i meriti a chi da zero ha portato il club a questi livelli. Ora però sfidiamo l’Inter, alla quale vanno fatti i complimenti che estendiamo alla Roma e alla Fiorentina. E’ l’unica che non abbiamo battuto ma sappiamo che sarà difficile».  
E sarà doloroso, comunque, avvicinarsi al momento in cui ci si staccherà, con il desiderio di starsene in casa con la famiglia, di andare a cavallo con la sua Astra, di godersi le proprie anatre, di annusare le viti e prendersi persino un anno sabbatico: «E’ qualcosa che riguarda me stesso. Faccio sempre queste valutazioni». Si porterà Napoli nell’anima: «Per allenare qui bisogna avere ambizioni forti. Napoli è una città che rimette a posto anche le difficoltà, una città particolare, una città unica». Il luogo giusto per sognare ad occhi aperti.

 

Fonte: CdS

 

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