In principio ci fu Gian Piero Ventura. È stato lui il primo allenatore dell’era De Laurentiis. Correva l’anno 2004 e il «Napoli Soccer» (come si chiamava dopo il fallimento) era una neonata società ambiziosa che dalle ceneri della serie C puntava in alto per tornare in fretta nel calcio che conta. Con Ventura gli azzurri avrebbero dovuto rilanciarsi, e farlo anche in fretta, perché il presidente De Laurentiis aveva già fame di gloria e di successo. L’avventura dura poco, perché a gennaio 2005 è già tempo del cambio della guardia. In quel momento a Castel Volturno arriva un allenatore destinato a entrare nel cuore della gente, del Napoli e dello stesso presidente.
Si tratta del friulano Edy Reja che nell’arco di due anni riporta gli azzurri in serie A: tra il fallimento dei primi playoff di serie C contro l’Avellino e il doppio salto coronato nella indimenticabile trasferta di Genova contro i rossoblu. Con Reja arriva anche la prima qualificazione a una competizione europea (con l’Intertoto) e anche dopo l’addio ( nel 2009) il rapporto tra il tecnico e De Laurentiis non si è mai logorato. Per il patron, infatti, Reja è sempre stato un amico, un confidente al qualche chiedere anche qualche consiglio per le scelte del futuro, insomma un sodalizio che non si è mai più riproposto in panchina ma che è rimasto sempre solidissimo.
VERSO L’EUROPA
Il ponte tra il passato, la serie C e le notti di Champions è stato rappresentato dai 7 mesi del mandato Donadoni. Breve, ma neppure intenso: una sorta di viatico verso le stelle (della Champions) che sarebbero arrivate sotto la guida di Walter Mazzarri, il primo di una lunga serie di allenatori toscani destinati ad accomodarsi sulla panchina del Napoli. Con Mazzarri sono arrivati la prima qualificazione alla Champions League e la vittoria della coppa Italia, il primo titolo dell’era De Laurentiis. C’erano Lavezzi, Hamsik, Cavani e tanti di quelli che poi sono entrati di diritto nella storia del Napoli. Con Mazzarri il sodalizio si ruppe (anche) per la corte serrata dell’Inter che di fatto convinse l’allenatore a lasciare l’azzurro.
LE STAR
E dopo le stelle della Champions servivano quelle della panchina, una conseguenza quasi naturale. Quindi Benitez (che con De Laurentiis ha mantenuto un rapporto di grande stima anche dopo l’addio) e Ancelotti, arrivato ai saluti dopo lo storico ammutinamento del 2019 e un feeling mai sbocciato con la squadra. In mezzo Sarri (un altro toscano), e quel grande show che non si è mai concretizzato con titoli sul campo. In quel caso si arrivò ai saluti solo alla scadenza del contratto, quando Sarri decise di accettare le proposte del Chelsea in Premier League.
Poi i tempi moderni, con il già citato Ancelotti, il brusco divorzio e l’arrivo lampo di Gattuso a pochi mesi dal lockdown per il Covid, indorato dalla vittoria della coppa Italia ai rigori contro la Juventus all’Olimpico di Roma. Nessun rinnovo di contratto e anche con l’ex centrocampista del Milan si arrivò alla scadenza del contratto all’alba dell’estate 2021 Dopo di lui è toccato a Spalletti, corteggiato a lungo da De Laurentiis e destinato a scrivere la pagina più importante della storia del club azzurro da quando è iniziata l’era De Laurentii nel 2004.