Visto che ogni promessa è debito, conviene fidarsi: perché alla vigilia di Monza, quando ormai era chiaro che il Napoli avrebbe scelto il turnover, divenne semplice anche immaginarsi la formazione che poi avrebbe affrontato l’Inter. «Daremo spazio a qualcuno che non ha giocato prima, due o tre cambi a partita. Poi contro l’Inter faremo un ragionamento chiaramente diverso». Detto e fatto: gioca la squadra ideale, quella che si avvicina molto alle forme di calcio di Luciano Spalletti, quella che ha scolpito le gerarchie nella roccia durante questi nove mesi, quella che ha nelle corde il 4-3-3 del quale si riappropria dopo le varie versioni di Monza. Quella che spesso, anzi quasi sempre, ha incantato, che ritrova magicamente Osimhen, per una giornata a letto con una violenta forma influenzale, ma già ieri a Castel Volturno per allenarsi.
La sfida con Lautaro per il titolo di capocannoniere è apertissima, nonostante le distanze: 23 gol Osi, 20 il Toro. Tre passi sono tanti e però contemporaneamente anche pochi e il nigeriano non intende mollare proprio ora, dopo essere stato il principe del regno per una stagione intera. Le sei reti nelle ultime cinque partite dell’argentino hanno riacceso questo braccio di ferro ad oltranza tra due attaccanti diversi nella loro natura eppure simili nella loro voracità: Osimhen sta bene, ha il fuoco dentro, dopo lo scudetto insegue anche il titolo che premia il miglior bomber.
COSA CAMBIA.
Rispetto a Monza sarà quasi un’altra squadra: in difesa, dopo le rotazioni tra Ostigard e Juan Jesus, in mezzo ci andarnno Rrahmani e Kim assieme, la coppia che ha rappresentato le certezze stagionali; e con loro, Meret in porta e Di Lorenzo in basso a destra, per poter sfruttare la personalità dell’uno e dell’altro, dentro meccanismi che sono collaudati. A sinistra, Olivera. In mezzo al campo, i soliti noti, stavolta sistemati a tre rispetto a Monza, con Zielinski che torna a fare l’interno e anche l’incursore e con gli equilibri che per un anno intero hanno garantito uno spettacolo affascinante. Lobotka e Anguissa, i soci del polacco, andranno a coprire in ampiezza il campo, si prenderanno la licenza di accompagnare il trequartista polacco nelle sue scorribande tra le linee, procederanno all’organizzazione e dunque al rispetto delle due fasi.
AVANTI TUTTI.
Osimhen ovviamente non si tocca, ma stavolta giù le mani anche da Politano e da Kvara, che a Monza sono entrati a partita in corso e che invece contro l’Inter andranno a ricomporre il tridente di riferimento: senza l’infortunato Lozano, che si rivedrà l’anno prossimo (se non finirà in Premier), ad attaccare saranno ancora loro, tutti al servizio del nigeriano. Compreso il Maradona: sold-out.
CHI GUARDA.
Spera di farcela Mario Rui, ha poche chanche ma se le vuole giocare in queste due sedute di allenamento che separano dalla sfida: l’infortunio nella gara con il Milan gli ha già sottratto troppe gare e la voglia di godersi la festa dall’interno, magari dalla panchina, è palpabile. Altrimenti appuntamento a Bologna. Poi saranno cinque cambi, come sempre, per avere freschezza, per indirizzare la serata secondo le esigenze della partita, per battere anche l’Inter, l’unica con la quale il Napoli non ha vinto in questo campionato.