Il Mattino dà i voti al Napoli, uscito sconfitto dalla trasferta contro il Monza. Gli azzurri non sono stati autori di una buona partita, hanno subito il gioco della squadra di Palladino senza trovare adeguate contromisure e impensierire la difesa brianzola.
Non ha colpe sul gol di Dany Mota: nel corso del primo tempo non commette errori e si coordina bene con i due centrali. Prende un altro gol ma ne salva almeno un altro paio (su Mota super) ed evita così che la sconfitta sia una disfatta: anche con i piedi sa sempre cosa fare.
Carlos Augusto è un pessimo cliente: fin dai primi uno contro uno, il brasiliano rende la vita difficile al polacco che non riesce mai a prendere le contromisure. Qualche discesa, ma le difficoltà su Carlos Augusto sono importanti e lo condizionano anche mentalmente fino alla fine.
Solito lavoro sulla prima punta, in questo caso Petagna che non è proprio un razzo: anche quando si tratta di tagliare su Dany Mota o Caprari si fa trovare sempre pronto. Nel primo tempo ha un’occasione d’oro ma è in perenne affanno. Non ha le certezze di altre volte.
Devia, in avvio, in modo determinante su Dany Mota, chiamato a uscire sui trequartisti brianzoli. Si alterna con Rrahmani nella marcatura su Petagna e sbaglia pochissimo anche se in fasi propositiva non ha in rendimento importante. Molle, troppo, su Petagna che fa quello che vuole.
Diviso tra una spinta continuativa e la necessità di tamponare Dany Mota che parte spesso dalla sua posizione. Il gol del Monza nasce dalla posizione opposta alla sua, ma viene chiuso nella sua zona e anche lui non è impeccabile. Le cose migliori le fa in attacco: sfiora il gol-bis ma prende un palo.
Confronto con Pessina che finisce quasi per annullare tutti e due i contendenti. Non si vede tantissimo ma cerca con costanza di far alzare il Napoli quando il Monza riparte dal basso e non si affida al lancio lungo. Sfiora il pareggio, costringendo Di Gregorio al grande intervento. Poi cala.
Lavora sempre bene ogni pallone: sia quando deve avanzare palla al piede sia quando c’è da trovare il compagno, vedendo prima linee di passaggio che gli altri 21 non immaginano neppure. Schermato a dovere nella ripresa, lotta sempre. E salva la faccia con mestiere e anche per dna.
Entra da capitano e sfiora il gol dopo 12 secondi su assist di Osimhen, si vede spesso nella della manovra azzurra e si infila bene alle spalle di Rovella per cercare lo spazio giusto. Ma da una sua palla persa arriva il gol dei brianzoli. Sbanda spesso in fase di impostazione. Incolore.
Si vede molto poco nella posizione di ala destra: Carlo Augusto gli parte alle spalle e le coperture sono poco brillanti. Anche il gol del Monza nasce da un’iniziativa sulla sinistra biancorossa, con Elmas che non riesce ad aiutare Bereszynski: però fa tutto quasi senza voglia, come se fosse un fastidio.
Gara complessa la sua, stretto tra i tre centrali del Monza e con Caldirola che si affanna a fare gli straordinari. Nel primo tempo non trova lo spazio per la conclusione pericolosa e si prende qualche richiamo di Spalletti per qualche copertura mancante. Poi diventa egoista ed egocentrico. E sparisce.
Cerca di lavorare in asse con Olivera nelle due fasi, soccorrendo l’uruguaiano quando serve e trovando lo spunto anche per l’inserimento di Zielinski. Si registra una conclusione altissima nel suo score. Gioca male ma ovviamente è il meno colpevole, visto che non gioca mai.
Un bel lampo dei suoi, con Ciurria a uomo e altri brianzoli che sanno che è lui l’uomo da frenare. Il georgiano si accende a intermittenza ma ogni volta è un brivido lungo la schiena. Poi Palladino gli piazza anche Birindelli: ogni tanto, quando gli va, prende e parte.
Con lui scatta l’operazione 4-2-3-1 e appena può Izzo gli rifila un bel calcione appena capisce che è quello più dinamico di tutti. Poi si abbassa ancora di più, finendo nel centrocampo a due con Zielinski. Ha un senso della disponibilità che lo rende unico per certi versi: in ogni caso non gli va di perdere e si vede.
Il più finto dei terzini: prende e si piazza praticamente a metà campo, regista a destra. Certo, da quel lato d’improvviso ogni falla viene tappata e il Monza evita accuratamente di spingere dalla sua parte, avendo ben capito che sarebbero dolori. Bene anche in fase di impostazione.
Solito rullar di gambe, protesta per una spinta di Mota Carvalho: si lamenta spesso, alzando le braccia, perché c’è la costante preferenza a girar palla dalla parte di Kvara. E questa cosa è evidente che lo infastidisca. Prezioso, non perde mai palla ma tenta sempre la giocata da ricordare.
Deve arrangiarsi, affiancando Osimhen e spesso calpestandosi i piedi: certo, su calcio d’angolo cerca la giocata al volo, quasi un colpo in acrobazia. Con lui nel mischione offensivo, è un 4-2-4 tutta confusione perché in quella densità che si crea nel finale di gara complicato trovare lo spazio giusto.