Non è un quasi addio come per Giuntoli. La situazione di Luciano Spalletti è diversa. È vero che nella serata dello scudetto, giovedì sera a Udine, l’allenatore del Napoli non ha lesinato critiche nei confronti di De Laurentiis: «Resto? Lo dica a me, non a voi (giornalisti, ndr)». E poi: «Lui vuole dirmi che vuole vincere la Champions, dice sempre il massimo, se la vinciamo così casca sempre diritto, l’è troppo facile». Domenica, dopo la gara con la Fiorentina, Luciano è apparso più sereno: «Ma quale dialogo? Quando si è interrotto? C’è sempre stato dialogo. Mi hanno chiesto del contratto, io li ringrazio perchè hanno esercitato il rinnovo. È arrivata questa comunicazione, è andata così. Da un punto di vista mio penso sempre che ci si debba parlare». E qui uno dei punti chiave. Spalletti non ritiene opportuno prolungare il suo contratto con una banale e asettica “Pec”, ma vorrebbe ridiscuterne “faccia a faccia”, a maggior ragione dopo la vittoria del campionato e la rivalutazione della rosa. Discorso che riguarda in minima parte il discorso tecnico, in maggioranza quello economico. Dal punto di vista tecnico l’arrivo di Accardi al posto di Giuntoli conforta l’allenatore, che gradisce questa figura e lo avrebbe consigliato lui stesso al presidente. Quello da chiarire, invece, è il discorso economico: Spalletti guadagna meno tra tutti gli allenatori delle “big”. Meno di Sarri, cifre enormemente inferiori a Inzaghi, Allegri e Pioli. 2.7 milioni di stipendio dopo l’eccellente lavoro di queste due stagioni non bastano. Un minimo di gratificazione, anche per una questione di riconoscimento dimostrato e comprovato, e un nuovo contratto con una durata di almeno due stagioni per poter ripartire di slancio. Spalletti non chiederà la luna, ma un adeguamento sostanzioso, in linea col profilo di allenatore vincente di una grande di Serie A. Si tratta solo di incontrarsi e dialogare. Ma quando? Sicuramente entro la fine del campionato: c’è circa un mese di tempo. A Roma probabilmente, lontano da occhi indiscreti: possibilmente quanto prima-
fonte Giovanni Scotto Il Roma