Spalletti: “Lo scudetto nce ‘o stammo trezzianno chianu chianu”

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Mister Spalletti, prima della partenza del Napoli per Udine, ha parlato in conferenza stampa. Le sue dichiarazioni attraverso l’edizione on line de Il Corriere dello Sport:

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spalletti tottiSui suoi legami e il suo carattere: “Sono legato a molte persone. Quando torno indietro e penso al mio percorso di 30 anni, ci sono molte squadre in cui sono rimasto per tanti anni come Roma, Udinese, Empoli e Zenit. Quando si dice che ho un carattere difficile la cosa stride un po’ perché non è semplice trovare qualcuno che ha consumato gran parte della sua carriera in 4-5 squadre. L’Udinese è una di queste: mi hanno chiamato con la squadra in difficoltà, ci salvammo ma senza esprimere tutto il potenziale. L’anno successivo mi lasciarono andare da un’altra parte per poi riprendermi. Questo mi fece stringere il rapporto con Pierpaolo Marino che saluterò caramente. Sono d’accordo con lui: il Napoli che arriva a questo traguardo nasce dalla Serie C. Lui, come Gino e Giampaolo Pozzo, mi hanno dato tantissimo”.

Sullo scudetto:  “Ce lo stammo trezzianno chianu chianu, come dicono a Napoli. Ho saputo fin dall’inizio che avevo a che fare con giocatori purosangue, mi fa piacere che in poco tempo abbiano fatto vedere subito a tutti la loro qualità e il loro carattere. Questo scudetto, se arriverà, sarà qualcosa che esce dagli schemi. Ne trarrebbero vantaggi non solo il Napoli e la città, ma tutti gli addetti a questo sistema. I nostri calciatori lo meritano per quello che hanno fatto, ora bisogna fare questi ultimi metri che sono i più difficili”.

Il pareggio con la Salernitana:Vedere i nostri tifosi dispiaciuti  ci ha mortificato. Noi ci nutriamo della loro felicità. Lo stadio ci ha fatto capire quale sia l’impresa che stiamo portando a termine, è quello che sognavo quando sono arrivato quì. Immaginavo uno stadio così. Con sciarpe, bandiere, bambini tutti azzurri. Deve essere una festa di tutti”.

Sugli avversari: “Sottil è stato un mio giocatore ed era già un allenatore in campo. Sono bravi in tante cose, sono fisici, sono tra quelli che arrivano con più uomini dentro l’area avversaria a livello europeo, dovremo stare attenti. Massimo rispetto, ma il timore è un’altra cosa. La paura ce la devono imporre”.

Il futuro:Ci sono ancora da fare sei partite e da giocarle bene. Dobbiamo completare ancora un discorso che non è completo, poi penseremo a festeggiare. Poi dovremo rimetterci in gioco: Sono nelle condizioni di poter dare a un pubblico con un sentimento così profondo ciò che merita. Poi da lì si parte”. Sullo scudetto a Napoli: “E’ una cosa extra, un super lusso, che mi farà stare comodo in qualsiasi posizione. Vivrò bene il resto della mia vita, calcistica e non”.

Dove è stata la svolta:Il lavoro parte lo scorso anno, questo è il secondo tempo. Hanno dato il proprio contributo anche calciatori che adesso non sono più qui. Avevamo calciatori importantissimi come Insigne, Koulibaly, Ghoulam e Mertens. Giocatori che hanno dato molto con la loro personalità. Il risultato non dipende da una partita sola”.

La squadra più forte: “Provo soddisfazione di aver creato questo sentimento, se i tifosi hanno reagito così significa che ho fatto qualcosa di importante, parlo proprio del percorso. Napoli squadra più forte che ho allenato? Difficile dirlo, il calcio evolve e accostare delle squadre passate al calcio che si gioca ora è difficile. Sono fortunato, ho allenato diverse squadre forti e calciatori fortissimi, bisogna però far venire fuori un discorso collettivo e l’entusiasmo e qui a Napoli è stato tanta roba. Chi verrà a Napoli sarà costretto a dare qualcosa in più degli altri”. 

I giocatori: “Kvara è un top player dal punto di vista della qualità. Ha molte cose da imparare, ma le imparerà e quando lo farà diventerà micidiale, un super calciatore. Lozano-Politano? Siamo contenti del loro lavoro, sia della fase difensiva sia di quella offensiva. Se loro riescono a scambiarsi le qualità che hanno, si ha una totalità di qualità da tutti e due che uno solo farebbe la metà. La bravura sta nel metterle insieme, anche perché nell’arco di un campionato c’è un solo Di Lorenzo che può giocarle tutte. Devono esserci 22 calciatori forti nella rosa per stare dentro a tutte le competizioni”. 

 

 

 

 

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