Spalletti: «Il nostro pubblico è meraviglioso ma ora realizziamo il loro sogno»
Il calcio non è il cinema o la letteratura, dove puoi anche scrivere un solo grande libro, fare un capolavoro e per il resto della vita passare da un insuccesso all’altro. Nel calcio vale la legge del «che cosa hai fatto oggi»? Luciano Spalletti in questa stagione ha dipinto la Cappella Sistina e ha realizzato il David. Un po’ Leonardo, un po’ Michelangelo. Eppure si ritrova costretto a spiegare, quasi imbarazzato, del perché di questo pari con la Salernitana che fa saltare in aria feste, cene, party e così via: «Tutto questo è solo godimento dilazionato: io in questa classifica ci sto comodissimo», dice parlando dell’abisso che c’è con le rivali. Un punto che pare illogico e invece non lo è: se non sei al top della forma, ovvio che chi fa un catenaccione fa la figura di quello brillante. Lui resta a lungo con la testa appoggiata sulla panchina dopo il gol di Dia. Quasi paralizzato. Spalle al campo. Deluso, ma già pronto per l’Udinese.
Spalletti, la festa è rimandata?
«Certo, c’è questa voglia infinita di volere concedere questa gioia tanto attesa ai nostri tifosi e probabilmente abbiamo patito l’avvicinarsi dell’evento con il suo carico emotivo e psicologico».
Cosa ha provato nel mettere piede al Maradona prima della gara?
«Sono sensazioni bellissime: si viene travolti da questo affetto e da questo calore. Noi sappiamo che loro hanno un sogno e che noi siamo il tramite per realizzare questo loro sogno. Non sempre tutti gli step sono facili, qualcuno non lo è. Ma tanto il sogno lo faremo avverare lo stesso, perché c’è da parte nostra la voglia infinita di trasformarlo in realtà: non andiamo fortissimo, ma anche questo punto ci avvicina ancora di più al traguardo».
Il Napoli ha un po’ sofferto, non trova?
«Queste difficoltà, di questi tempi, le affrontano tutte, perché adesso non è facile per nessuno vincere le partite. Non sono arrabbiato per questo pareggio. Io non vedo l’ora che arrivi il momento che stiamo aspettando tutti per far vedere come sarò rilassato, poco festante, per nulla rimbambito. Noi prima possibile vogliamo dare alla gente quello che aspettano e c’è dispiacere per non averglielo dato ieri ma resta comunque un grande divertimento anche questa attesa, perché questo non è altro che prolungamento del godimento».
Sul gol di Dia fate un errore?
«Sì, siamo stati ingenui. Quando lui va via a Osimhen, bisogna andargli incontro cattivi (il riferimento è a Jesus, ndr) cosa che non è stata fatta. Poi la sua conclusione è stata anche molto bella».
Avete pensato, adesso, quando vincerete lo scudetto?
«Noi non sappiamo dove lo vinceremo, lo vogliamo e basta, si vuol dare un segno della nostra esistenza perché qui, fin dall’inizio, abbiamo fatto bene sempre. Oggi ci rivediamo all’allenamento e saremo ancora più contenti: non si abbassa di un millimetro la voglia di andare tutti a prepararsi bene per la gara con l’Udinese».
La squadra alla fine è apparsa abbattuta.
«Tutti noi abbiamo visto cosa c’era attorno a noi, l’entusiasmo della città, i tifosi che ci hanno aspettato lungo la strada dall’albergo allo stadio. A loro dispiace moltissimo non aver dato questa felicità in un giorno così, con un pubblico così bello. La mia felicità e quella della mia squadra sarà nel vedere gioire la gente. E bisogna stare tranquilli: in questa classifica non ci sto scomodo anzi ci sto comodissimo. Rimandiamo, che fa? Si allungano i festeggiamenti perché sono convinto che tanto i punti che dobbiamo fare li facciamo. Saranno contenti del nostro scudetto tutti quelli che amano questo sport, a parte quelli cattivelli, quelli che di mestiere fanno i cecchini, i tiratori scelti di professione».
Poteva, questa squadra, fare qualcosa di diverso?
«Per non avere critiche c’è una sola soluzione: non fare l’allenatore. Ma quello che non bisogna dimenticare è che l’ultimo chilometro è quello più faticoso».
La Salernitana ha fatto il suo dovere?
«Certo, lo ha fatto ma mi viene da ridere per tutto il casino in panchina che hanno fatto quando io sto sempre a dire ai miei di non fare confusione. Vengono qui e urlano continuamente. Peraltro l’arbitro è stato bravo e non c’era bisogno di fare tutto quello che hanno fatto».
Fonte: Il Mattino