Un anno fa, a bordo del campo di Castel Volturno, dopo la Waterloo azzurra chiamata Empoli, De Laurentiis è lì a osservare l’allenamento di Spalletti, un po’ indispettito, un po’ preoccupato. «Abbiamo preso Zizì, perché fa degli slalom incredibili, dovreste vederlo. Però non diciamo che si chiama Zizì, magari non gli piace e si offende…». Sceglie un modo particolare per annunciare Khvicha Kvaratskhelia che Giuntoli e il presidente del Napoli hanno strappato a mezzo mondo, cogliendo l’attimo della fuga dalla Russia per la guerra. Merito dell’ex juventino Zaccardo che, nel corso di una cena con il figlio del patron, Edo, in un ristorante di Parma, aveva rilanciato l’idea.
«Questo è il momento giusto, c’è la guerra e Kvara lascia la Russia e torna in Georgia. Ma lì non vuole restare». De Laurentiis aveva un diamante grezzo tra le mani, quello che più gli piace valorizzare. «Dobbiamo tornare a pescare talenti, speriamo che con questo ragazzo abbiamo fatto la scelta giusta». Dodici mesi, 14 gol e 16 assist dopo, De Laurentiis sa bene quale sia la risposta. «Ne scoveremo altri», ripete a chi gli sta intorno. Perché a lui è questo che piace: trovare talenti, valorizzarli. Come con Lavezzi, Cavani, Jorginho per esempio. E ora con Kvara e Osimhen.
GUERRA E PACE
Un bel passo indietro. Estate 2019. Ancelotti e Giuntoli parlano di questa stellina georgiana che era appena passato dal Lokomotiv Mosca al Rubin Kazan. Lo fanno un paio di volte, con il giovane figliolo di Carletto, Davide, che mostra un file pieno zeppo di immagini. Giuntoli e Pompilio sapevano tutto di lui, perché avevano anche parlato con un intermediario. Ma sono anche i giorni in cui Re Carlo preferisce andare sul sicuro, non vuole scommesse da lanciare e quindi dà indicazioni precise su chi, eventualmente, portare in azzurro: James Rodriguez, il fenomeno colombiano del Real Madrid.
I dieci milioni di stipendio fanno sì che la trattativa per el bandido non prenda mai davvero piede perché, lentamente, De Laurentiis stava prendendo coscienza che un monte ingaggio da 140 milioni l’anno era insostenibile. Ma Giuntoli non perde vi vista Kvara: due anni dopo, torna alla carica ma il prezzo è alle stelle e supera i 30 milioni di euro. Troppo.
C’è il Covid e poi il Napoli fa una fatica immensa a mandare via Mertens e Insigne. Kvaratskhelia esplode a Kazan: non è più un oggetto del mistero. Poi con lo scoppio della guerra in Ucraina, l’attaccante approfitta delle regole straordinarie stabilite dalla Fifa per rescindere il contratto. La famiglia avrebbe ricevuto persino minacce e il ragazzo va al Batumi. Giuntoli è in agguato, capisce che è il momento: «Pres, per 10 milioni ce lo danno». De Laurentiis si fida, dà carta bianca, arriva la firma di un quinquennale da 1,5 milioni. È la prima pietra per lo scudetto.
L’ASSE
Cento colorati tifosi da Tblisi ogni settimana vengono in città per assistere alle gare con il Napoli con la loro inconfondibile divisa che richiama la bandiera della Georgia: lì è chiamato Messi ed è chiaro che è uno dei due gemelli del gol di questo Napoli tricolore. Col cappello da cow boy è saluto sul tetto del bus nella notte del ritorno da Torino e si è messo a cantare e a saltare assieme ai 10mila napoletani che erano andati a rendere omaggio ai (quasi) campioni di Italia. Per i tifosi azzurri è Kvaradona («mi emoziona solo il fatto che ci sia il nome di Diego abbinato al mio», disse). È giovane, giovanissimo, ma se c’è da prendere posizione lo fa come quando si è schierato a favore della protesta pro-Europa della sua Georgia: «Il nostro futuro – scrisse – è in Europa». Mica una cosa banale e scontata.
Fonte: Il Mattino