CdS Campania – Pep: “Quel rigore….”. Klopp e Capello: “Napoli da urlo”

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Fabio Capello, Per Guardiola e Jurgen Klopp non si sono messi d’accordo, hanno detto – in tempi diversi – tutto ciò che pensano del Napoli e poi hanno scoperto d’essere elegantemente allineati sotto quel fascio di luce che ne illuminava i volti. Il calcio, il loro, ha riempito epoche distanti; e adesso, dallo scanno della tivvù o da panchine lontane, c’è un football ch’è gli è piaciuto e tanto, che va al di là del campo, che porta in sé qualcosa di nuovo, certo d’ardito. Si fa in fretta a sistemare l’eliminazione ai quarti dentro enormi brontolii di pancia oppure aggrappandosi alla sconfitta di San Siro o al pareggio del Maradona, ma chi ha sensibilità ed esperienza, chi ha vissuto e rimane in questo mondo e lo scruta con gli occhi della competenza, chi può afferrare non semplicemente a pelle ma con l’anima cosa si nasconda dietro un anno del genere, lo scudetto opzionato e una Champions regale, separa il grano dal loglio. E sarà per questo e per altro ancora che a caldo, mentre “l’inconsolabile” Spalletti stava facendo il giro delle tv e dunque del mondo, Fabio Capello, gentleman a prescindere, ha abbandonato il formalismo del post-partita, quello che costringe a dare uno sguardo al giudizio estremo e definitivo di una sfida, e da allenatore che ne ha viste ha abbattuto la frontiera della retorica del risultatisti: «Luciano ha fatto un capolavoro. Aver fatto sentire invincibile una squadra che era solamente forte e che aveva pure ceduto diversi leader durante il mercato. Capisco la delusione, pensava di andare avanti ma nello scontro diretto ha avuto anche sfortuna e il suo cammino rimane bellissimo». Poi ci sta che il primo derby d’Italia stagionale vada all’incontrario rispetto alla classifica del campionato, e mandi al secondo, quello della semifinale, il Milan, tra dettagli e episodi che restano lì, come ombre: ma vale tutto, pure il passato (recente) e Capello se lo porta appresso come Guardiola, che non potrà sorridere dinnanzi ad un caffè turco con Spalletti: «Quando giochi questa competizione come ha fatto il Napoli in tutta la stagione, in modo davvero magnifico, e sei tanto avanti in campionato rispetto al Milan, la gente crede che in Champions sia la stessa cosa. Ma il Milan ha tanta storia che fa parte di questo torneo. In sfide del genere, 1-0 a Milano e 1-1 a Napoli con un rigore che poteva essere dato, ci sono margini talmente ristretti che poi fanno la differenza. Adesso si deve dire che il Napoli è una brutta squadra perché è fuori dalla Champions? No, perché io li ho visti e sono rimasto impressionato per come hanno giocato. Sono sicuro che l’anno prossimo il Napoli sarà di nuovo in Champions, perché vincerà il campionato, e ci riproverà». Perché adesso, di questi sette mesi, delle dieci partite internazionali, non si butta via nulla, né l’acqua e né il bambino, e magari, senza darlo a vedere, si conserva pure ciò che disse Klopp, a proposito di maestri: «Io amo il calcio ed è bellissimo quello che mostrato il Napoli». Mica semplicemente statistiche ad uso e consumo dell’arida analisi, ma lo spettacolo d’esportazione alla Cruijff Arena, le quattro reti al suo Liverpool, l’esibizione da applausi a Francoforte, una plasticità nei gesti, nelle movenze, da opera d’arte che quel visionario della panchina ha attrezzato nel suo biennio. Fonte: CdS

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