Giuntoli a Napoli lo chiamano mister 35%. E’ l’architetto del Società azzurra
Il capolavoro estivo lo ha realizzato riuscendo ad abbassare il monte ingaggi di tale percentuale
I l calcio è dei ricchi, ma le idee e la competenza aiutano ad avvicinarsi ai top o forse sono fattori altrettanto decisivi. Milan o Napoli in semifinale di Champions significa contrastare il potere dei soldi e garantirsi il medesimo risultato, nel rispetto del fair play finanziario, testimoniando la bontà di un lavoro profondo, meditato e maturato con due o tre anni di programmazione. Mica hanno ingaggiato Enzo Fernandez a peso d’oro, come è successo al Chelsea a gennaio. Neppure hanno aggiunto Haaland (un centravanti al posto dello spazio) assicurandosi Julian Alvarez (campione del mondo con l’Argentina) in alternativa per il godimento di Guardiola e del City. Giuntoli è l’architetto su cui Spalletti e De Laurentiis hanno costruito la Grande Bellezza del Napoli. Maldini e Massara i dirigenti capaci di attraversare la cessione da Elliott al fondo Red Bird dopo aver imposto Pioli in luogo di Rangnick, già preso. Conti risanati eliminando spese superflue, mettendo la logica calcistica al centro del progetto, sforbiciando i costi e alleggerendo le gestioni. Come? Fidandosi degli allenatori, in grado di plasmare e assemblare il potenziale tecnico, sostituendo i big con giocatori altrettanto bravi e più affamati o meno celebrati.
RIMBALZO. Giuntoli a Napoli lo chiamano “mister 35%”. Il capolavoro estivo lo ha realizzato riuscendo ad abbassare il monte ingaggi complessivo da circa 110 milioni lordi a 73. Non solo. Koulibaly, ceduto a 38 e sostituito da Kim comprato a 18, senza avvertire alcun contraccolpo in difesa. Il coreano prende 2,5 più i premi. Il senegalese guadagnava 6 milioni. E’ solo un esempio virtuoso. Gli altri acquisti seguivano la stessa direzione. Bravi e meno costosi di chi gli ha lasciato il posto. Mertens, un idolo, era incerto se prolungare e un anno fa viaggiava sui 4,5 netti. Raspadori ha firmato a 2,5 e Simeone a 1,8. Insigne ne percepiva 5 e non ha firmato il rinnovo a 3,5. Kvara è arrivato felice come un bambino a meno di 1,5 di stipendio. Certo, direte, ora DeLa si dovrà preoccupare di blindare l’asso georgiano, ma i conti del club sono in progressione, schizzeranno verso l’alto. Senza calcolare il botteghino del Maradona, l’ingresso ai quarti Champions ha già assicurato un introito di 78 milioni. Cifra destinata a salire a giugno, quando verrà ripartito tra le italiane la seconda quota di Market Pool. Cosa significa? Il bilancio del Napoli sorride. Nel 2021, stagione post Covid, DeLa aveva chiuso con un rosso di 58,9 milioni. Era sceso a 51,9 il 30 giugno 2022, le previsioni lo garantiscono in attivo alla chiusura del prossimo esercizio. Nelle stagioni precedenti aveva indovinato Osimhen, Anguissa e Lobotka, tanto per citare tre pilastri di Spalletti. Il risultato complessivo è stato clamoroso: gruppo più forte, entusiasmo e nuove dinamiche all’interno dello spogliatoio. Ecco dove chimica e competenza si sono fuse con la matematica finanziaria.
JACKPOT. E’ analogo il percorso del Milan, anche se le due qualificazioni Champions firmate da Pioli hanno contribuito in maniera decisiva ad alleggerire il deficit del club rossonero. Le perdite al 30 giugno 2020 si attestavano a 194,6 milioni di euro. Nel 2021 erano di 96,4 e la scorsa estate il taglio dei costi le aveva portate a 66,5. La previsione di bilancio per Cardinale dice meno 25 a giugno. I rinnovi delle sponsorizzazioni con Puma e Fly Emirates hanno prodotto un aumento considerevole dei ricavi. Il monte stipendi di circa 90 milioni due anni fa ora è di 82 compresi i rinnovi di Bennacer e Kalulu, due colpi indovinati da Maldini e Massara al pari di Thiaw, Theo Hernandez, Giroud (in saldo per appena un milione dal Chelsea), Messias, Maignan e altre operazioni intelligenti. Il calcio è semplice, ma è anche logica. Bisogna saper comprare quello che ti serve nei ruoli chiave. Il lusso sfrenato, tipo Psg, non riempie le bacheche.
Fonte; CdS