Giocando a golf Albertino Bigon allena la forza dei nervi distesi, che servirà tanto a Spalletti e Pioli nel prossimo derby Champions. L’ultimo allenatore a vincere uno scudetto a Napoli è stato una vera e propria bandiera del Milan e conosce la Coppa dei Campioni – attuale Champions League – per averla affrontata sia in campo che in panchina (con l’Olympiacos nel 1999 rischiò di eliminare la Juve).
Bigon, chi arriva meglio a questa doppia sfida tra Napoli e Milan? «Difficile dirlo anche perché in qualche settimana tutto può cambiare, però è ovvio che la classifica della Serie A finirà con l’incidere sulla marcia di avvicinamento a questo match e comunque…forza Inter, avere un derby anche in semifinale sarebbe bellissimo».
Gli azzurri hanno quasi lo scudetto in tasca, un vantaggio o un “rischio”? «Che possa esserci inconsciamente un po’ di sazietà è nell’ordine delle cose, ma per il Napoli avere un’occasione di questo genere, che è davvero unica, sarà una motivazione tale da andare oltre qualsiasi forma di appagamento».
Il Milan, invece, avrà da giocare a tutta le partite precedenti: questo può togliere energie fisiche e nervose ai rossoneri? «Non saprei, di certo il Milan ha passato un brutto momento ed ora si è ripreso. Questo vuol dire che il peggio è alle spalle e che la squadra segue il suo allenatore, che è stato bravissimo a dare nuove certezze attraverso il cambio di modulo. Certo, l’entusiasmo è tutto per il Napoli».
Che cosa vuol dire vincere uno scudetto in azzurro? «Immagino il carico di energia che c’è nell’ambiente e che potrà essere trasferito anche alla squadra in occasione di questa sfida così particolare. Debbo fare i miei complimenti a Spalletti e ai calciatori, hanno fatto qualcosa di inimmaginabile».
Ha qualche rimpianto per quella Coppa dei Campioni del 1990 con il Napoli eliminato dallo Spartak Mosca con Maradona arrivato in Russia a poche ore dal match di ritorno? «Chissà, se avessimo avuto Careca in una delle due partite magari sarebbe andata diversamente. Di sicuro, siamo stati eliminati in quel torneo senza subire neanche un gol e questo fa ancora rabbia. A proposito, che bello che le tre italiane abbiano mantenuto la porta inviolata negli ottavi, siamo ancora all’avanguardia».
La scuola italiana porta quattro allenatori ai quarti, il suo giudizio su Spalletti e Pioli? «Due uomini, e due tecnici, di valore e di grande buonsenso. Entrambi hanno saputo adattare la loro idea di calcio al gruppo che hanno a disposizione e questo li ha resi vincenti».
Fonte: Gazzetta